Norma confusa, slittano la web tax italiana e l’incasso di 708 milioni

Dalle osservazioni sulle modalità di prelievo della web tax stabilite dall’Agenzia delle Entrate emerge il rischio di una doppia tassazione per le aziende italiane. Slitta di 30 giorni l’applicazione dell’imposta ai colossi del web che hanno servizi (ma non sedi fisiche) nel nostro Paese

slitta web tax italia

La web tax è stata approvata a fine 2018. Ma dopo oltre due anni il governo ha dovuto rimandare ancora la sua applicazione, spostando in avanti di un mese sia il termine per il primo pagamento (dal 16 febbraio al 16 marzo) sia quello della relativa dichiarazione (dal 31 marzo al 30 aprile).

Questa tassa nasce dalla volontà di sottoporre al prelievo fiscale anche i colossi del web e il progetto è stato portato avanti negli anni dall’Ocse per favorire la collaborazione fiscale a livello globale. Ma in Italia l’imposta sui servizi digitali si è rivelata di difficile attuazione. E il rischio, paradossale, è quello di colpire anche le imprese italiane danneggiate dalla concorrenza dei giganti americani.

L’obiettivo della web tax

L’obiettivo della web tax è individuare e tassare i profitti ottenuti da Google, Facebook e altre imprese in quei Paesi dove non hanno una presenza fisica o essa è molto limitata. Ad esempio i ricavi pubblicitari ottenuti dai consumatori italiani ma gestiti a distanza con strumenti digitali, senza bisogno di uffici o stabilimenti. Così facendo, infatti, gli utili di questo tipo non possono essere tassati dai governi di quegli Stati perché sono dirottati in altri territori, come Stati Uniti o Irlanda.

Si tratterebbe, dunque, di collegare i flussi finanziari nel modo più equo possibile a livello globale. I negoziati a livello Ocse sono però rallentati dalla forte opposizione degli Stati Uniti. L’Europa ha allora cercato di istituire una propria imposta, ma anche questo percorso non è ancora stato completato. Da qui l’iniziativa di alcuni alcuni Paesi, tra cui Francia e Italia, che si sono mossi autonomamente.

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Slitta l’incasso di 708 milioni

Nello specifico, il prelievo dovrebbe riguardare il 3% dei ricavi delle aziende che ne dichiarano per 750 milioni a livello globale. Di questi, 5,5 devono essere ottenuti mediante i servizi digitali in Italia. Lo Stato prevedeva un gettito di circa 708 milioni per il 2020 con la web tax. Introiti il cui incasso è destinato però a slittare.

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Perché, per quanto riguarda la modalità di prelievo, l’Agenzia delle Entrate aveva già predisposto uno schema. Quest’ultimo era stato poi sottoposto a una consultazione pubblica lo scorso 31 dicembre. Un tempo troppo ristretto sia per eventuali osservazioni, dalle quali è emerso il rischio di penalizzazione delle aziende italiane, sottoposte di fatto a una doppia tassazione.

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