Crisi di governo: senza Conte, il M5s appoggerebbe un candidato Pd?

Oggi al Colle avranno inizio le consultazioni con tutti i gruppi parlamentari, che dovranno riferire la loro posizione e un nome su un possibile futuro premier. Nel frattempo sembra vacillare sempre più l’ipotesi di un Conte ter, e nei corridoi della politica iniziano a circolare altri nomi sostitutivi. Molti tra questi sono nomi appartenenti al Pd, ma i 5 Stelle accetterebbero un governo senza Conte e a guida Pd?

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Giuseppe Conte apre a tutte le forze europeiste in campo. Lo ripete in un post Facebook nel quale afferma che le sue dimissioni “sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale“. La lettura delle parole di Conte non fatica a trovarci un’apertura anche a Italia viva, con la quale lo strappo – fino a qualche giorno fa – sembrava irrecuperabile. Se Conte arriva a lanciare un invito, seppur indiretto, a Italia viva, se Conte arriva a farlo nonostante i colpi e i contraccolpi dei giorni scorsi, è perché forse l’ipotesi di un Conte ter inizia a essere in salita. Mancano i numeri, o meglio, manca una solidità interna. In Senato è già stato creato il gruppo di sostegno a Conte, il gruppo Europeisti Maie Centro Democratico. A quanto si apprende da fonti parlamentari è stato raggiunto il numero base di dieci senatori, e ora si attende una sua costituzione anche alla Camera. Ma i numeri restano risicati, e il gruppo non assume i contorni di una compagine politica coesa (come appare evidente anche dal nome).

L’apertura a Italia viva sembra essere dunque l’ultima spiaggia per garantire una piena realizzazione di quel Conte ter che potrebbe non esserci, e indirettamente lo ammette anche lo stesso Conte: “L’unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa“. Italia viva, dall’altro lato, si dice pronta a non porre veti sui nomi, ribadendo piuttosto l’esigenza di un cambio di passo. Ma la critica del partito nei confronti di Conte è stata così aperta, così ripetuta nei giorni scorsi, che Mattarella non potrà non tener conto di questo fatto. Inoltre, Italia viva ribadisce di voler cambiare passo “nel metodo e nel merito“, una forma che allude a un chiaro cambio squadra che proceda unitamente a un cambio contenuti. A dimostrare che un reincarico del Conte ter non sarebbe così scontato, anche la fila di nomi che serpeggia all’interno dei corridoi della politica. Molti di questi nomi sono di esponenti Pd.

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I nomi Pd

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Stando a quando si apprende dalle prime indiscrezioni, i primi nomi che salterebbero fuori sarebbero del M5s: si parla di Stefano Patuanelli, di Roberto Fico, di Luigi Di Maio. Italia viva sostiene che dare la precedenza ai nomi 5 Stelle sia una strategia per bruciarli. Intanto, nelle parole ufficiali, il M5s si stringe intorno a Conte, eppure il malumore per la situazione di stallo cresce. Il Pd intanto continua a blindare Conte, ma di certo ha già iniziato a pensare ad altri nomi, nel caso in cui il primo giro di consultazioni non dovesse dare i risultati sperati. Anche dal Pd non commentano le voci ma, stando a quanto riportato dall’Ansa, dei nomi sotto banco ci sarebbero: si parla di Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Roberto Gualtieri. Ma una fonte dem trancia ogni speculazione: “Non siamo noi a dare le carte in Parlamento i nostri gruppi valgono meno del 15% alla Camera e al Senato“. Ovviamente tutto dipenderà dalla conformazione e dal ruolo che assumerà questo nuovo governo. Nel caso di una conformazione europea in prospettiva elettorale si fanno i nomi di David Sassoli, Paolo Gentiloni, Marta Cartabia e Luciana Lamorgese. Poi torna l’ipotesi di un governo sorretto dalla maggioranza Ursula con dentro Forza Italia. E in questo caso riappaiono i nomi di Franceschini e Guerini.

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Senza Conte, il M5s accetterebbe nomi Pd?

Difficile capire cosa accadrà nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Un pronostico – ma che deve rimanere tale, pronto ad esser smentito dai fatti – è che qualora il Conte ter fosse fuori gioco, difficilmente Mattarella affiderà l’incarico a un premier appartenente al M5s. E’ vero, alcuni nomi sopracitati sono abbastanza vicini al Pd (come Patuanelli e Fico), altri meno probabili. Fatto sta che in un governo che si vuole fortemente europeista, difficilmente prenderà in considerazione una forza politica con forti correnti euroscettiche al suo interno. Oppure la prenderà in considerazione ponendo a capo un nome moderato, ma ridimensionando le componenti 5 stelle nell’esecutivo. Ad ogni modo, difficilmente l’incarico verrà attribuito a un Luigi Di Maio. Pesano su di lui soprattutto gli errori passati, quell’euroscetticismo, quei modi populisti che lo avevano portato, ad esempio, a far visita ai Gillet jaunes durante le prime proteste. Un segnale istituzionale pesante, nei confronti del presidente francese Macron, che difficilmente verrà dimenticato in nome della crisi attuale.

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Nel caso in cui fosse riconfermato un nome Pd, cosa accadrebbe al Movimento 5 stelle? Lo accetterebbe? Il M5s senza Conte rischia un pesante ridimensionamento, tanto più se la nomina da premier verrà attribuita a un appartenente del partito alleato. Eppure, al momento, il M5s sembra voler giocare una partita defilata, sussurrare piuttosto che sgretolarsi. Al suo interno preme sempre più la compagine che vuole una riapertura a Italia viva, altri credono che sia necessario restare fuori dai giochi, per mantenere salde le fila, altri ancora invece premono per una presa di posizione più decisa da parte del Movimento, a scapito del Pd. Fatto sta che – come insegnano i giochi politici – quando la compagine è così frammentata, meglio non fare nulla. Qualsiasi presa di posizione potrebbe determinare uno strappo. E qui si torna al punto: il Movimento vorrebbe un esponente Pd? Certamente no. Ma lo accetterebbe? Potrebbe farlo, con un certo malumore.

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