Renzi come “Pietro L’Aretino”: per il Pd è un “seminatore di zizzania”

In realtà quella di Renzi è una strategia politica, che fino ad ora – nonostante le sconfitte – ha premiato il leader di Italia Viva.

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Matteo Renzi, leader di Italia viva. Credit: Archivio Meteoweek

Matteo Renzi come Pietro l’Aretino, il famoso autore toscano conosciuto per i suoi scritti licenziosi. A fare il paragone è Nicola Oddati, componente della segreteria nazionale del Partito Democratico. Lo ha detto recentemente, in risposta agli ultimi commenti del leader di Italia viva sull’alleanza tra i dem e il Movimento 5 stelle. Ma andiamo con ordine.

In un’intervista a La Repubblica, l’ex sindaco di Firenze ha contestato quel “centrosinistra largo che dialoga con il Movimento 5 Stelle”, facendolo passare per un abbaglio preso dal segretario del Pd. Anzi, dai segretari. Prima Nicola Zingaretti, con cui è nato il governo Conte bis a guida giallorossa, di cui faceva parte anche il partito di Renzi. Poi Enrico Letta, che nell’unione con i pentastellati ha individuato la rotta da seguire per rilanciare il partito del Nazareno.

Le frasi al veleno di Renzi sul Pd

Ha detto Renzi, prevedendo una fine vicina per i cinquestelle: “Per me l’esperienza dei 5 Stelle è al capolinea. E dubito che Conte – che si definisce equidistante da destra e sinistra – accetti di guidare il Movimento. Non mi stupirei se alla fine rinunciasse: troppe tensioni a cominciare dalla rissa sul terzo mandato”. Ma non solo. Il leader di Italia viva ha anche parlato dell’antipatia tra Pd e M5s romani, basata sul rifiuto da parte dei dem della sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Andatelo a chiedere ai Pd romani cosa significa avere subìto l’amministrazione Raggi”, ha sfidato. E per quanto riguarda la crisi di governo – da lui stesso scatenata – ha continuato con le frecciatine: “Complotto internazionale è il nome che Bettini dà alla linea suicida che aveva scelto: o Conte o urne.

La risposta del Pd a Renzi

Per questo Oddati, a cui Letta ha affidato il compito di coordinare le Agorà che devono rilanciare il Pd, ha paragonato allo scrittore considerato da molti solo come un arrivista e un mercenario. Renzi ormai semina zizzania, parla male di tutti, come Pietro Aretino per cui fu creata l’epigrafe ‘Qui giace l’Aretin, poeta tosco, che di ciascun disse male fuorché di Cristo, scusandosi col dir: ‘non lo conosco’”, ha descritto così il componente della segreteria nazionale del Partito Democratico, il leader di Italia viva. Poche parole, in risposta alle continue provocazioni di Renzi. In risposta, anche, al “profondo disaccordo” sull’unione con l’M5s espressa da Renzi durante l’incontro con Letta. Ha aggiunto Oddati: “La strada che indica Letta è l’unica percorribile per costruire una alternativa al centrodestra nel Paese. Chi non la vuole percorrere, semplicemente non vuole trovare alcuna strada se non quella del centrodestra”. Che sia, strisciante, il ritorno dell’ipotesi di un matrimonio tra Italia viva e Forza Italia?

La difesa di Bettini

Per quanto riguarda le “accuse” mosse a Bettini, cioè di aver parlato di complotto internazionale in riferimento alla caduta del Conte bis, è intervenuto lo stesso consigliere dem: “Non ho mai evocato ‘complotti’. Mai venuta meno la lealtà verso Mattarella Draghi. Renzi ripropone una polemica stucchevole e strumentale e ripete che il sottoscritto avrebbe indicato in un ‘complotto’ le ragioni della caduta del governo Conte 2″. Eppure, ha proseguito Bettini, “non ho mai usato questo termine, che ha un preciso significato politico. Vale a dire, un coordinamento di forze di vario tipo nel preparare e perseguire un obbiettivo comune. Mai pensato che ciò sia avvenuto perché altrimenti avrei avuto l’obbligo di esplicitare i protagonisti di questo ordito“.

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Quindi ha specificato di aver “parlato semplicemente, lo debbo ripetere per l’ennesima volta, di una convergenza di interessi. Concetto totalmente diverso. Vale a dire: che in un determinato momento, per varie ragioni (c’è chi dice per esclusive deficienze del precedente governo, e io non sono d’accordo), emergono da più parti esigenze o convenienze nella società (politica, impresa, valutazioni di affidabilità da parte di un sistema finanziario internazionalizzato), nell’accogliere positivamente un cambio di fase politica”. Anche per Bettini, quindi, quello di Renzi è solo un “tentativo di intorbidare le acque.

La strategia di Renzi

All’apparenza sembra che Renzi non vada d’accordo con nessuno. Il Partito democratico ha cancellato chi lo ha tradito, il Movimento 5 stelle – dopo aver ingoiato il boccone amaro del governo insieme – è finalmente tornato all’ostilità nei confronti del senatore toscano. Il centrodestra sovranista lo rifiuta in quanto ex dem, Silvio Berlusconi – capo di Forza Italia – resta per il momento in disparte e non si schiera. Anche gli elettori sembrano poco attratti dall’ex sindaco di Firenze. Il suo partito, Italia viva, è già crollato da mesi sotto la soglia di sbarramento. E i sondaggi lo vedono sempre più in basso.

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Eppure Matteo Renzi si trova proprio dove voleva arrivare: ancora al governo – ma stavolta sotto la guida del “superpremier” Mario Draghi – dopo aver fatto cadere il Conte bis per motivi che un italiano su due non ha capito. I suoi viaggi in Arabia Saudita e il suo rapporto amichevole con Mohammed bin Salam, principe ereditario, non hanno causato ripercussioni in Italia. Se non l’indignazione di alcuni, che Renzi ha pensato di acquietare con un’intervista rilasciata a sé stesso. Con il suo 2 per cento, ora Renzi non può più essere considerato l’ago della bilancia, ma può comunque ritenersi fortunato.

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