Politica e Mafia, nonostante gli impegni continuano le complicità e le convivenze

La richiesta di condanna a 4 anni di reclusione per il senatore Marco Siclari, nell’ambito del processo “Eyphemos” che lo vede accusato di scambio elettorale politico mafioso, riaccende la questione del connubio tra mafia e politica che, pur teoricamente distanti, spesso si incontrano. 

Lo Stato dovrebbe fare gli interessi dello Stato. La politica, anche. Eppure, il senatore di Forza Italia Marco Siclari dovrà scontare 4 anni di reclusione. Questo quanto stabilito dal Pm della Dda di Reggio Calabria, Giulia Pantano , che ha avanzato al richiesta nell’ambito del processo “Eyphemos” , nato da un’inchiesta della Polizia di Stato contro la cosca di Sant’Eufemia d’Aspromonte. L’accusa, nei confronti del parlamentare, è di scambio elettorale politico mafioso. Le indagini sono state coordinate dal pm Pantano , dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci. Secondo l’accusa, l’esponente di Forza Italia sarebbe stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle elezioni politiche del 2018.

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Il binomio politica e criminalità non è nuovo. Nello specifico, i rapporti fra ‘ndrangheta e politica al fine di trarre reciproci illeciti vantaggi vanno avanti almeno dal 1970. Tantissime le inchieste in relazione a minacce, rapporti con servizi segreti, omicidi, scioglimento di comuni per infiltrazioni mafiosa e arresti di politici e ndranghetisti, spesso d’accordo. La giustizia, o la sua idea, si deteriora a colpi di accordi, corruzioni, soldi. La rappresentanza dello Stato, così, svanisce nel nome dell’interesse. Nonostante i buoni propositi di agire in nome di onestà e trasparenza, talvolta il risultato è opposto e il binomio mafia e politica trova concretezza nella realtà dei fatti.

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La situazione in Calabria

La Calabria, qualche tempo fa, è salita alla ribalta delle cronache nazionali per l’arresto di Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. Inoltre, se analizziamo il numero dei comuni calabresi sciolti per mafia dal 1991, questi sono stati 123 su un totale di 404 comuni calabresi. Platì, in provincia di Reggio Calabria, ha visto scogliere il comune quattro volte in poco più di vent’anni. A San Luca, roccaforte reggina della ‘ndrangheta, dal 2013 non si sono tenute elezioni fino al 2019, per mancato raggiungimento del quorum: una città senza democrazia. Ad Africo, i tre sindaci che si sono susseguiti dal 1997 hanno tutti ricevuto un decreto di scioglimento per mafia. A Reggio Calabria, dal 1991 ci sono stati 70 scioglimenti di amministrazioni comunali per mafia. I rapporti tra Sindaci e le ‘ndrine sono insomma noti e gli episodi di criminalità dimostrano quanto, più di una volta, la teoria si scontra con la realtà.

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