Una funivia precipitata e quella tragica sensazione di déjà-vu

Il ministero ha già avviato le procedure per istituire una commissione su quanto accaduto e ha già avviato le verifiche sui controlli che sono stati svolti nel passato sull’impianto“, ha detto il ministro della Infrastrutture Giovannini in merito alla caduta della cabina della funivia Stresa-Mottarone. Ancora una volta l’Italia si trova di fronte a morti che potevano essere evitate, vittime di infrastrutture fragili e pericolanti. Siamo di fronte l’ennesimo déjà-vu?

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Un’infrastruttura che crolla, morti che potevano essere risparmiate, enti che si affrettano a ribadire che ogni tipo di manutenzione è stata effettuata nella maniera adeguata, autorità politiche che promettono di andare fino in fondo alla faccenda. La dinamica si ripropone sempre uguale a sé stessa, dal ponte Morandi alla tragedia di oggi, quando una cabina della funivia che collega Stresa al monte Mottarone si è accartocciata al suolo provocando almeno 13 morti. E’ un’Italia bloccata in un eterno tragico déjà-vu quella che oggi fa il giro dei notiziari del mondo, dando un’altra pessima prova di sé.

Le promesse

Ora il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, promette: “Il ministero ha già avviato le procedure per istituire una commissione su quanto accaduto e ha già avviato le verifiche sui controlli che sono stati svolti nel passato sull’impianto. Domani mattina sarò a Stresa insieme al capo dipartimento della Protezione Civile Curcio per incontrare il prefetto e le altre autorità così da acquisire ulteriori informazioni su quanto accaduto e decidere il da farsi“. Dall’altro lato il premier Draghi sottolinea il “cordoglio di tutto il Governo alle famiglie delle vittime, con un pensiero particolare rivolto ai bimbi rimasti gravemente feriti e ai loro familiari”, mentre i soccorsi continuano ad operare attorno alla cabina accartocciata a terra.

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I precedenti

Eppure, come ricordato dal Fatto Quotidiano, non è la prima volta che l’Italia deve fare i conti con tragedie avvenute in funivia. Di rilevante importanza, infatti, furono le due tragedie del Cermis: la prima avvenne nel marzo 1976 a causa di un incidente tecnico (42 morti), mentre la seconda avvenne nel febbraio 1998 a causa di un aereo militare statunitense (20 persone). Poi ancora la caduta di una cabina teleferica a Betten-Bettmeralp nel luglio 1972, quella di tre cabine dell’ovovia a Champoluc nel 1983, fino ad arrivare all’8 settembre 2016, quando si blocca in quota per un guasto la funivia Panoramic Mont-Blanc, senza causare vittime. Ora l’ultima tragedia, per la quale al momento si stanno ancora raccogliendo informazioni e dichiarazioni. La procura di Verbania ha disposto il sequestro della funivia: “Le operazioni di recupero delle vittime sono in corso, come le attività tecniche di repertamento propedeutiche alle indagini”, ha spiegato Giorgio Santacroce, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Verbania.

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Quel sentore di déjà-vu

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Ovviamente è necessario attendere il proseguo delle indagini per comprendere a pieno cosa sia realmente successo. Stando a quanto emerso fino ad ora, ad ogni modo, l’incidente sembrerebbe causato non da un particolare agente esterno, ma da un vero e proprio cedimento della fune. Tanto che il presidente dell’Europarlamento David Sassoli chiedendo che “sia fatta subito chiarezza sulle cause di questa assurda tragedia“. Intanto la sindaca di Stresa, Marcella Severino, avrebbe riferito il racconto di alcuni testimoni: “Hanno sentito un forte sibilo e poi hanno visto la cabina retrocedere velocemente per poi essere sbalzata via al momento dello schianto contro il pilone“. Nel frattempo Valeria Ghezzi, presidente di Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune, ribadisce: “L’impianto era assolutamente sicuro, era stata fatta la revisione generale, quindi un ciclo di manutenzione completo. Ora bisognerà capire cosa realmente è successo, fare ipotesi oggi non va bene per il rispetto alle vittime”. 

La funivia, gestita dalla società altoatesina Leitner di Vipiteno insieme a ferrovie del Mottarone srl, era stata chiusa nel 2014 per poi esser riaperta nel 2016 a seguito di lavori di manutenzione. La revisione della funivia Stresa-Mottarone fu effettuata nel 2016 dalla Leitner, una delle più importanti aziende operanti nel settore dei trasporti a fune. I lavori sono costati più di 4 milioni di euro e sono stati stanziati finanziati dalla Regione Piemonte, dal comune di Stresa e dalla società di gestione con lo scopo di effettuare una serie di interventi (come la sostituzione dei motori, dei quadri elettrici, dell’apparato elettronico, dei trasformatori).

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Eppure, la fune ha ceduto e il dubbio su cosa sia successo resta. Così come resta il terrore di ritrovarsi, ancora una volta, di fronte alla ormai patologica incapacità italiana di tenere in piedi nella maniera adeguata le proprie infrastrutture. Il pensiero torna, inevitabilmente, al ponte Morandi, a proposito del quale ora i consulenti della Procura di Genova hanno consegnato una perizia molto dura: “C’è stata un’incosciente dilazione dei tempi rispetto alle decisioni da assumere ai fini della sicurezza. E ciò nonostante si fosse a conoscenza della gravità e della contemporanea evoluzione degli stati di ammaloramento del viadotto”. Ecco, sarebbe inaccettabile leggere un’altra volta parole di questo tipo.

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