Il Ddl Zan al Senato il 13 luglio. Cosa dobbiamo aspettarci?

Prosegue la lotta parlamentare per l’iter di approvazione del Ddl Zan in Senato. La Lega resta irremovibile nella richiesta di modifiche, Italia viva è ancora al centro della polemica per la proposta di modifica, e Pd e M5s blindano il testo. Intanto il Senato conferma la calendarizzazione del Ddl Zan il 13 luglio alle 16:30. 

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La data per l’iter di approvazione del Ddl Zan in Senato ormai c’è, ed è il 13 luglio (alle 16:30). Resta da capire come sciogliere tutti gli altri nodi, che invece restano solidi e pongono un serio punto interrogativo sull’approvazione della legge. Prosegue, infatti, lo scontro a distanza una Lega che insiste su alcune modifiche, un’Italia viva al centro della bufera per le proposte di modifica avanzate, e un Pd e M5s che invece fanno muro e puntano alla votazione della legge così com’è, il prima possibile. Rifiutata, dunque, la richiesta di Fi e Lega, che avevano proposto calendari alternativi che prevedevano l’approdo in Aula il 20 luglio (con lo scopo di trovare un compromesso in extremis). Con la calendarizzazione in Senato senza le mediazioni avanzate da Italia viva e Lega, invece, si cercherà di chiudere la partita una volta per tutte. Perché è esattamente quello che accadrà, sia che la proposta passi, sia che venga bocciata.

Cosa accade ora 

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Inizia così l’ultima fase dell’iter che porterà finalmente alla votazione della legge, con eventuali emendamenti. Il 13 luglio, infatti, inizierà la discussione generale del disegno di legge in Senato, e potrebbe protrarsi – con ogni probabilità – fino al 15 luglio. Seguirà un termine massimo per la presentazione degli emendamenti al testo. E qui la questione potrebbe complicarsi ulteriormente, viste le resistenze da destra e da Italia viva. Infine, si giungerà alla votazione a scrutinio segreto. Il problema è che se qualche emendamento dovesse passare, il testo tornerebbe alla Camera, rischiando di essere affossato definitivamente. Proprio per questo è stata anche avanzata la proposta di porre la fiducia al governo sulla votazione della legge alla Camera, in modo da forzare l’iter e da garantirne un’approvazione certa. Ma su questo punto, stando alle indiscrezioni, pesano le resistenze di Mario Draghi, poco incline a voler creare sovrapposizioni tra Parlamento e governo.

Sulla questione, inoltre, pesa ovviamente anche lo scrutinio segreto, previsto dall’articolo 113 del regolamento del Senato: “Le votazioni finali sui disegni di legge avvengono, di regola, a scrutinio palese, a meno che, trattando tali disegni di legge prevalentemente le materie di cui al precedente comma 4, non sia avanzata richiesta di votazione a scrutinio segreto”. Insomma, il voto a scrutinio segreto può essere richiesto da chiunque, e non è una questione da poco. Cresce sempre di più, infatti, il terrore di franchi tiratori che potrebbero incidere radicalmente sull’esito della votazione. Anche all’interno del Pd. Intanto Letta rassicura: il Partito democratico non chiederà lo scrutinio segreto. E da Italia viva rispondono: non è abbastanza, lo scrutinio segreto può essere richiesto da chiunque, e a quel punto l’effetto non cambia.

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La tensione nel dibattito pubblico

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Intanto, però, sale sempre più la tensione nel dibattito pubblico, scaldatosi soprattutto a seguito della proposta di modifica avanzata da Italia viva. Il partito di Renzi dice di aver proposto quelle modifiche proprio per cercare una mediazione tra centrodestra e centrosinistra e giungere a un’approvazione sicura della legge. Intanto da Pd e M5s incalzano: così si rischia di affossare per sempre il Ddl Zan. E i toni tra le due fazioni, a volte, sembrano sfuggire di mano. “Da quando abbiamo proposto di trovare una soluzione” all’impasse sul ddl Zan “io ricevo email con minacce di morte. Quelli che dovrebbero sostenere una legge contro l’odio, mandano messaggi d’odio che stiamo raccogliendo con certosina pazienza“, denuncia Matteo Renzi. E ancora: “Ivan Scalfarotto è stato attaccato da una dirigente del Pd di Civitavecchia, con l’espressione ‘froc**ne di mer*a”. Immediata la risposta di Enrico Letta su Twitter: Piena solidarietà a Ivan Scalfarotto. La persona che ti ha insultato in quel modo odioso non farà più parte della comunità del Pd, che è comunità basata su rispetto e tolleranza“. Intanto Salvini insiste: “Andare allo scontro in Aula significa non approvare nulla, al di là del voto segreto o palese“. Insomma, più si avvicina la votazione, più il clima si fa caldo. Anche fuori dall’ambiente politico.

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Lo scontro si sposta anche sui social, e coinvolge niente di meno che Matteo Renzi, Chiara Ferragni e Fedez. L’imprenditrice si era detta schifata dall’ostruzionismo della politica ai danni del Ddl Zan. Matteo Renzi aveva risposto tacciando la sua uscita di populismo. A questo primo scontro è seguita la diretta tra Fedez, Alessandro Zan, Marco Cappato e Pippo Civati. “Voglio lasciare un messaggino a Renzi o all’ego di Renzi. Visto che si vuole fregiare di essere il paladino dei diritti, facendo votare al suo partito il Ddl Zan, dopo aver fatto questo elogio dell’Arabia Saudita, che non è proprio un esempio sui diritti, diciamo che potrebbe riscattarsi“. Insomma, se il Parlamento fa di tutto per discutere in maniera pretestuosa o non discutere affatto, il dibattito si sposta sui social. Con tutto ciò che ne consegue.

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