Masturbarsi in treno «non è reato»: lo ha deciso il giudice

Il caso si riferisce al 2017 quanto l’uomo, davanti ad una donna, ha compiuto atti osceni sul treno Novara-Treviglio.

La Cassazione ha deciso: compiere atti osceni in un treno davanti ad una donna non è reato. La storia viene riportata dal quotidiano, il Corriere della Sera, è si riferisce ad un fatto avvenuto nel 2017. Alla decisione del giudice sono seguite non poche polemiche.

Il fatto

È il giugno del 2017, sul treno Novara-Treviglio un uomo inizia a masturbarsi davanti ad una donna. Lei chiama gli agenti che prontamente intervengono e arrestano l’uomo dopo che lui reagisce contro di loro. L’arrestato viene processato con rito abbreviato per atti osceni in luogo pubblico e per resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice, però, decide di assolverlo per il primo reato e di condannarlo solo per il secondo. Il Pubblico Ministero ha fatto ricorso, ma la Cassazione lo ha rigettato e ha confermato l’assoluzione. Il motivo è presto spiegato.

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Il motivo

«Un vagone ferroviario non può essere ritenuto luogo abitualmente frequentato da minori» è questo il motivo. Dove, però, viene specificato che per luogo «non si intende semplicemente aperto o esposto al pubblico dove si possa trovare un minore. Ma, un luogo nel quale, sulla base di una attendibile valutazione statistica, la presenza di più soggetti minorenni ha carattere elettivo e sistematico».

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Sulla questione è intervenuto anche Fabio Roia, Presidente vicario del Tribunale di Milano, il quale spiega: «È apparentemente aberrante ma si tratta della conseguenza della depenalizzazione del 2016 del reato di atti osceni in luogo pubblico». Aggiunge: «A meno che il fatto non venga commesso in luoghi abitualmente frequentato da minori». L’atto osceno in luogo pubblico, però, non resta sempre impunto. Da punto di pista penale potrebbero non esserci conseguenze, ma, come spiega Caterina Malavenda, avvocato: «Quell’uomo può essere sanzionato e il procedimento diventa amministrativo. Finisce davanti al Prefetto che avvia una istruttoria e, se ritiene che il fatto sia stato commesso può comminare una sanzione che va da 5 a 30 mila euro». L’avvocato Malavenda spiega inoltre che ciò che viene preso in considerazione, in questi casi, è il luogo. «Se l’atto osceno lo commetti in un posto che non rientra nelle categorie considerate abitualmente frequentate da minori, non è reato, neppure se è presente un minore» conclude.

 

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