Mottarone, Eitan portato in Israele, la zia: “Non avevamo scelta, non l’abbiamo rapito”

È stata aperta un’inchiesta da parte della Procura di Pavia per sequestro di persona riguardo il caso di Eitan Biran, il bimbo, unico sopravvissuto, alla tragedia del Mottarone.

Eitan Biran – MeteoWeek

I nonni materni lo hanno portato in Israele ieri, sottraendolo alla zia Aya che ne è anche la tutrice legale. Questo quanto appreso da fonti qualificate.

La zia: “Ho agito per il bene di Eitan, non avevamo scelta”

“Parlo solo per chiarire che abbiamo agito per il bene di Eitan”. Ha dichiarato in un’intervista alla Radio israeliana 103 Gali Peleg la zia materna di Eitan. “Eitan – ha aggiunto – ha urlato di emozione quando ci ha visto ed ha detto ‘finalmente sono in Israele'”. “Non ha cessato di emozionarsi – ha proseguito – e di dire che noi siamo la sua vera famiglia. Ha detto di sentirsi fra le nuvole. Finalmente gli è tornato il colore sul viso”. “Siamo stati obbligati, non avevamo più saputo quali fossero le sue condizioni mentali e di salute”. Sono le parole di Gali Peleg, la zia materna di Eitan in Israele. “Non lo abbiamo rapito, lo abbiamo riportato a casa”, ha spiegato aggiungendo che quella è una parola che “non useremo”. “Potevamo solo vederlo per breve tempo. Ci hanno tenuto nascoste le sue condizioni di salute. Lo abbiamo riportato a casa, così come i genitori volevano per lui”. Gali Peleg ha poi detto che la custodia alla zia paterna “risulta irregolare”. Gali Peleg non ha precisato dove il bambino si trovi adesso in Israele. “Ci stiamo prendendo cura di lui – ha proseguito – sia dal punto di vista medico sia di quello mentale. Riceve l’assistenza migliore possibile. Eitan è arrivato ieri”. Gali Peleg ha sottolineato il bambino “prima era in condizioni mentali non buone. Al termine delle nostre visite piangeva, chiedeva se aveva fatto qualcosa di male”. Rispondendo poi ad una domanda su come si mettesse la famiglia in Israele rispetto alla Convenzione dell’Aja, Gali Peleg ha detto di “non essere coinvolta in questo aspetto, non ne conosco i dettagli. Lasciamo che siano i legali a parlare”. “Lui adesso – ha ripreso – riceve la assistenza medico-mentale migliore possibile Bisognava vedere la sua emozione quando ci ha visti”. “Non dimentichiamo che i genitori sono sepolti in Israele e che lui – ha osservato – finalmente si è riunito con la famiglia che conosce”. Ad una domanda sulla tutela del bambino data dal giudice italiano alla zia paterna Aya, Gali Peled ha risposto: “a me il lato legale non interessa. Abbiamo agito per il bene del bambino. Noi non ci interessiamo della convenzione dell’Aja. Solo il bene di Eitan ci interessa. Cosa avremmo potuto mai dirgli se, da grande, ci avesse rinfacciato di non averlo riportato in Israele, o almeno di aver tentato?”. Sulla possibilità di restituirlo all’Italia, Gali Peleg ha osservato: “Il lato legale non ci interessa. Volevamo raggiungere una intesa con Aya. Volevamo che Eitan avesse una unica famiglia”.

“Non meritava altra sofferenza”

“Me lo sentivo che quella famiglia avrebbe fatto qualcosa di sporco per aggirare la legge italiana”. Sono le parole di Or Nirko, lo zio materno di Eitan, in un’intervista al Corriere della sera. “Arrivare però al punto – prosegue – di organizzare un sequestro vero…che dire? Siamo disperati”. “La sua vita – aggiunge – era già fin troppo difficile, non meritava altra sofferenza”. Dopo la tragedia del 23 maggio scorso, in cui persero la vita i genitori, il fratellino e i bisnonni di Eitan Biran, 6 anni (in tutto morirono 14 passeggeri della funivia precipitata) il piccolo è stato affidato dal Tribunale di Torino alla zia paterna, Aya Biran, che vive in provincia di Pavia con il marito, Or Nirko, e due figlie che frequentano le stesse scuole di Eitan. Cosa su cui non erano d’accordo i genitori di Tal Peleg, la mamma del piccolo. “Purtroppo i Peleg avevano in custodia il passaporto israeliano di Eitan – precisa lo zio -.

Noi lo abbiamo chiesto indietro, e il giudice tutelare aveva stabilito una data per la restituzione, il 30 agosto. Ma non ce lo hanno dato e così, visto che ai nonni materni non è stato revocato il diritto di visita, come avevamo chiesto, è andata come è andata”. “La loro posizione – aggiunge – è stata subito antagonistica. Dicevano che con noi sarebbe cresciuto senza legami con la sua identità. Ma meglio vivere con una famiglia come quella? In Israele il nonno ha avuto una condanna per abusi domestici”.

La zia Aya: “Comportamento criminale”

“Criminale. Criminale. Non ho altre definizioni di come ti comporti”: inizia così un post scritto ad agosto ma finora accantonato da Aya Biran, la zia e tutrice di Eitan. “Tu che vieni con la forza, con la violenza. Nell’atteggiamento che il denaro può comprare tutto – quanto scritto in ebraico sul suo blog -. Mentire davanti al tribunale, cercando di distorcere fatti esistenti e provati”. “Tieni il passaporto israeliano di Eitan. Sono condotti nelle dinamiche della malavita“. Eitan è “cittadino italiano, Pavia è la sua casa dove è cresciuto, noi lo aspettiamo a casa, siamo molto preoccupati per la sua salute”.

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Ieri c’è stata una “mossa gravissima, un’altra tragedia per Eitan”, messa in atto dalla famiglia materna e “voglio anche portare a conoscenza” delle autorità israeliane “che il nonno materno è stato condannato per maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua ex moglie, la nonna materna, e tutti i suoi appelli sono stati respinti in 3 gradi di giudizio”. Lo ha detto ai cronisti davanti alla sua casa la zia paterna del piccolo Eitan con a fianco i suoi legali, tra cui l’avvocato Armando Simbari.

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