Amministrative 2021: le strategie dei partiti e il peso nazionale del voto

Il voto alle amministrative stabilirà gli equilibri interni e il consenso dei partiti. Chiamati a votare oltre 12 milioni di italiani

Non sarà solo un voto locale. L’appuntamento con le elezioni amministrative previste per il 3 4 ottobre coinvolgerà ben 1.349 comuni per un totale di 12.015.276 italiani chiamati a votare per eleggere i consiglieri comunali e i sindaci. Non solo, si vota per scegliere il nuovo il consiglio regionale della Calabria e il suo presidente dopo la morte improvvisa di Jole Santelli, e per le suppletive di Camera e Senato nei collegi di Siena e Roma Primavalle.

Tra le città coinvolte ben dodici sono comuni con oltre 100mila abitanti: Bologna, Latina, Milano, Novara, Napoli, Ravenna, Roma, Salerno, Torino, Rimini, e Trieste. Da segnalare che si voterà per la prima volta a Misiliscemi (TP), un nuovo comune istituito nel 2021 mediante scorporo di territorio dal comune di Trapani, mentre il comune più piccolo alle elezioni è Morterone (LC), che conta solo 30 abitanti al 31 dicembre 2019, data dell’ultimo bilancio demografico annuale Istat.

Inevitabile che questa tornata sarà un grande indicatore per capire, al di là degli illusori sondaggi, il peso dei partiti dopo la pandemia, quale consenso diano i cittadini alla grande coalizione che sostiene il Governo Draghi (da cui è praticamente esclusa solo Fratelli d’Italia), quanto incidano le scelte relative al Green Pass e le proteste dei suoi oppositori e no-vax.

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In particolare nelle città di Roma e Torino si cambia l’amministrazione che negli ultimi 5 anni è stata del Movimento 5 Stelle e che hanno lasciato i cittadini profondamente delusi. Se nel capoluogo piemontese Chiara Appendino ha deciso di non ricandidarsi facendo sprofondare le possibilità di un bis pentastellato con la candidata Valentina Sganga, nella Capitale Virginia Raggi prova un alquanto improbabile bis tentando di insinuarsi nei poco seducenti candidati messi in campo da Centrodestra e Centrosinistra e nell’outsider Carlo Calenda. Per i pentastellati, che hanno deciso in questi comuni di non allearsi con il Pd, sarà un importante banco di prova per capire la tenuta del bagno di consensi ricevuto in questi anni ma soprattutto per il nuovo leader Giuseppe Conte.

A Milano appare alquanto probabile un bis di Beppe Sala già dal primo turno. Per l’ex-commissario unico di Expo 2015 potrebbe addirittura essere un modo per lanciarsi come nuovo leader nazionale, vista la fragilità della segreteria di Enrico Letta. Il Centrosinistra e il Pd hanno spesso pescato i loro dirigenti maggiori tra coloro che avevano brillato tra gli amministratori locali e per Sala è un’occasione da non perdere.

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Il Centrodestra si presenta compatto in tutte le amministrativa ma dovrà capire come gestire le alleanze. Lega e Fratelli d’Italia sono sempre più distanti nelle scelte nazionali, eternamente in lotta per quella fetta di elettorato che balla tra i due partiti. Matteo Salvini e Giorgia Meloni si giocano la leadership della coalizione: se FdI dovesse superare la Lega, l’ex-ministro degli Interni sarà costretto a farsi da parte in favore della sua alleata. Intanto Forza Italia, sebbene ridimensionata in termini di consenso, ha ancora un certo peso in Parlamento e si discosta spesso nelle scelte degli alleati.

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Insomma quello che si terrà tra tre settimane è un voto che peserà moltissimo sia sulle scelte nazionali a parlamentari, sia negli equilibri interni. Per Meloni e Pd è un’occasione per imporsi con i loro alleati, M5S e Salvini invece dovranno contenere le pressioni interne in attesa delle elezioni politiche e della votazione sul nuovo Presidente della Repubblica.

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