Green Pass, la protesta del sindacato dell’Aeronautica a Sigonella

La protesta contro il Green Pass approda anche a Sigonella, dove ha avuto luogo il primo storico sit-in dell’Aeronautica davanti ai cancelli della base militare italiana. A promuovere il presidio, a cui hanno preso parte alcune decine di manifestanti, sarebbe stato il Sindacato Aeronautica militare (Siam). Il presidio si è ad ogni modo svolto negli orari previsi: dalle 7 alle 7:25. 

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La protesta contro il Green Pass sta interessando, nella giornata di oggi, diversi luoghi d’Italia: al porto di Trieste sono già arrivati circa 5mila manifestanti per lo sciopero durante il quale (si assicura) chiunque vorrà entrare a lavorare potrà farlo; al porto di Genova un centinaio di No Green Pass sta bloccando l’ingresso dei camion che devono scaricare; alla Fiat Avio a Rivalta, alle porte con Torino, un centinaio di persone – tra lavoratori, No Green Pass del movimento La variante torinese e I Si Cobas – da questa mattina ha dato vita a un presidio davanti ai cancelli dell’entrata. A questo quadro, sarebbe necessario aggiungere anche Sigonella, in cui la protesta contro i tamponi a pagamento del Green Pass oggi fa registrare una data storica: il primo ‘sit-in’ dell’Aeronautica davanti ai cancelli d’ingresso della base militare. Il presidio, a cui hanno preso parte alcune decine di manifestanti, sarebbe stato promosso dal Sindacato Aeronautica militare (Siam) e ha avuto luogo dalle 7 alle 7:25. “Per la prima volta nella storia – afferma il segretario della sezione di Sigonella e dirigente nazionale del sindacato, Alfio Messina – il Siam scende in strada con i suoi iscritti con un presidio pacifico per invocare la libertà di entrare liberamente nel luogo di lavoro senza dover mettere mano al portafoglio e di poter usufruire di tamponi gratuiti che dovrebbero essere garantiti, semmai, dallo Stato, così come garantisce il vaccino a chi lo desidera“.

Sigonella, la posizione del sindacato (Siam)

Il segretario generale del Siam Paolo Melis ha aggiunto in una nota: “E’ bene ricordare che non vi è nessun obbligo di legge al momento che imponga il vaccino ai militari e, pertanto, i tamponi devono essere gratuiti nell’interesse stesso dell’amministrazione che deve garantire servizi essenziali per lo Stato e livelli di operatività imprescindibili“. Poi ancora: “Siamo convinti che finché il Governo o il Parlamento non interverranno con un’apposita norma che preveda l’obbligo al vaccino, non possano esserci provvedimenti restrittivi al diritto al lavoro, come risulta essere il Green Pass“. Per questo, sostiene il sindacato, “il Siam scende in piazza al fianco dei lavoratori a tutela del diritto di lavorare senza ricatto“. Il presidio è risultato, in fin dei conti, di dimensioni ridotte, ma è una decisione simbolica che fornisce un’idea di quanto sia esteso il dissenso, anche tra le forze dell’ordine.

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Numeri alla mano

polizia
MeteoWeek.com (Photo by Stefano Guidi/Getty Images)

Un’idea in merito possiamo farcela anche grazie ai numeri sui poliziotti: sono circa 18mila coloro che ancora non hanno potuto o voluto fare il vaccino anti-Covid. A riportarlo ad Adnkronos è stato lo stesso Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, che ha spiegato in un’intervista del 12 ottobre: se il Green Pass sul luogo di lavoro fosse applicato così com’è, senza deroghe, potrebbe creare una situazione che potrebbe mettere in seria difficoltà l’apparato della sicurezza. ”Tutto questo sta mettendo in grandissima difficoltà l’apparato della sicurezza. Inoltre le modalità del Green pass sono di difficile attuazione. Noi abbiamo una serie di attività anche in siti dove è molto difficile accedere alla possibilità di fare il tampone, oltre alla difficoltà di prenotare il tampone per le tante richieste”.

Come per gli autotrasportatori non vaccinati, il problema dell’accesso al lavoro attraverso il tampone nasconde, al di là di problemi legati al costo, problemi legati all’accesso al tampone. Un esempio? “Prendiamo il personale che viene mandato a Lampedusa nel centro accoglienza e che rimane lì per 15 giorni. Ma dove lo va a fare il tampone? Gli aggregati in Valsusa che stanno in mezzo alle montagne e dormono nei container dove vanno a farsi il tampone?”. Anche in questo caso, si riproporrebbe, tra l’altro, un problema legato alle sostituzioni di colleghi sprovvisti di Green Pass: “E poi chi li sostituisce? Noi abbiamo già una carenza di organico drammatica”, ha spiegato Pianese. Poi di nuovo, la specifica ormai d’obbligo: “Noi non siamo contro, siamo a favore della campagna vaccinale e di tutto quello che può aiutare il paese a ripartire per tutelare le persone. Ma mettere in difficoltà il personale delle forze di polizia mi sembra fuori luogo”.

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La prova del fuoco

A incidere sul malcontento sarebbe soprattutto l’opacità rilevata a due giorni dall’entrata in vigore del Green Pass obbligatorio: “Non sono state ancora emanate le linee guida e non è stato chiarito come dovremmo predisporre i controlli. I nostri 1.300 uffici territoriali non hanno ancora una direttiva e lo stesso Dipartimento della Pubblica sicurezza non ha ancora ricevuto una direttiva. E’ qualcosa di inimmaginabile. Siamo tornati all’epoca dei decreti Conte pubblicati il sabato sera che entravano in vigore il lunedì mattina”. Effettivamente, su questo si gioca la credibilità del governo Draghi, che avrebbe dovuto redimerci dalle storture del governo Conte. Per questo ora l’esecutivo sarà sottoposto a una prova del fuoco non da poco: scansare le possibili complicazioni legate all’estensione dell’obbligo di Green Pass senza fare plateali passi indietro.

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