Roma città “dei 15 minuti?”: serve una rivoluzione, sindaco Gualtieri [VIDEO]

Il nuovo sindaco di Roma, in campagna elettorale, ha promesso di trasformare Roma in una “città dei 15 minuti”. Ma è una possibile in tempi brevi?

Roma e la "città dei 15 minuti"
Roma e la “città dei 15 minuti”

Quindici minuti per arrivare a piedi, in bicicletta o al massimo con i mezzi pubblici, ad una serie di “luoghi” e di snodi essenziali nella città: scuole, asili, centri sociosanitari, uffici pubblici, banche, centri sportivi e culturali, parchi pubblici. E’ la cosiddetta “Città dei 15 minuti”, un modello di gestione urbana teorizzato – ed applicato – anni fa a Parigi e poi esportato in altre metropoli.

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Un modello che certamente è ideale, e che – quando applicato – senza dubbio innalza la qualità di vita di chi abita nelle città. Quanto sarebbe infinitamente migliore la qualità di vita, ad esempio, a Roma qualora diventasse “città dei 15 minuti”? Citiamo la capitale d’Italia non a caso: il nuovo sindaco Gualtieri ha parlato di “Roma dei 15 minuti” più volte in campagna elettorale, anche ai nostri microfoni. Parole che evidentemente descrivono un progetto che l’ex ministro dell’Economia ha in mente, e che certamente è auspicabile per i romani.

Ma è oggettivamente possibile che Roma diventi, in un lasso di tempo accettabile, una città “dei 15 minuti”? Al momento no, a meno che l’attuale amministrazione di centrosinistra non sia in grado (e abbia le risorse) per fare una vera e propria rivoluzione: urbanistica e culturale.

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A Roma la gente si muove per lo più con mezzi privati. Un recente studio ha indicato in 21 le giornate di lavoro che i romani passano ogni anno chiusi in macchina. I trasporti pubblici, già ampiamente inefficienti prima della pandemia, oggi sono addirittura temuti dai romani: i mezzi sono pochi, impossibile garantire su molte linee il distanziamento di sicurezza. Insomma, evviva la “città dei quindici minuti”: ma come realizzarla, e in che tempi?

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