Unioncamere: a luglio più di mezzo milione di nuovi posti di lavoro

In calo gli occupati rispetto a giugno, con una perdita de 9,7%. Segno meno anche rispetto all’anno scorso: -5,4% i neo assunti.

Ma il confronto sul trimestre segnala numeri simili a quelli dell’anno passato. I contratti a tempo determinato sono quasi il 60%.

Oltre 505 mila nuovi posti di lavoro. Sono le assunzioni programmate dalle imprese a luglio. Una cifra che fa arrivare a poco meno di 1,3 milioni le nuove assunzioni dell’intero trimestre che va da luglio a settembre.

Numeri in calo se confrontati con giugno 2022 (-9,7%). Segno negativo anche rispetto a luglio 2021 (-5,4%). Se però il confronto viene effettuato sulle assunzioni previste nel trimestre luglio-settembre 2022, allora i dati sono sostanzialmente in linea con quelli del trimestre luglio-settembre 2021 (-0,1%). Cresce ancora la la difficoltà di reperimento che coinvolge il 40,3% delle assunzioni previste, circa 10 punti in più rispetto al luglio dell’anno scorso.

È il quadro che emerge dal bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che elabora le stime dell’occupazione del mese di luglio.

Quasi il 60% dei nuovi contratti è a termine

A luglio sono previste circa 130 mila assunzioni nell’industria (-1.390 rispetto giugno, -7 mila circa rispetto a luglio 2021) e 349 mila nel trimestre luglio-settembre (+12,5 mila rispetto allo stesso trimestre 2021). Nel settore dei servizi invece sono circa 375 mila i nuovi posti di lavoro in arrivo a luglio (52 mila in meno rispetto a giugno) e poco meno di 930 mila quelli del trimestre luglio settembre (-14 mila rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso).

Quanto ai contratti offerti ai nuovi assunti, quelli a tempo determinato costituiscono il 58%, seguiti dai contratti a tempo indeterminato (16%), quelli di somministrazione (10%) e di apprendistato (5%). Altri tipi di contratto riguarderanno invece il restante 11% delle nuove assunzioni.

Ad assumere di più, nel settore della manifattura, sono le industrie alimentari, bevande e tabacco (21 mila assunzioni, oltre 8 mila in più rispetto al mese scorso). Seguono le industrie meccaniche ed elettroniche (con 20 mila nuove entrate) e le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (16 mila nuovi posti di lavoro).

Nel campo delle costruzioni sono previste 41 mila assunzioni, dato in calo rispetto a giugno (-10,5%), ma in crescita rispetto a un anno fa (+4,2%). Tra i servizi chi assume di più è la filiera del turismo: circa 121 mila nuove entrate. Poi vengono il commercio (65 mila assunzioni) e i servizi alle persone (64 mila). Segno più anche per informatica e telecomunicazioni: in arrivo 14 mila assunzioni, 21 mila invece per i servizi avanzati di supporto alle imprese (rispettivamente +5,2% e +7,7% in confronto a giugno).

Difficoltà a trovare personale per le imprese

Ma non manca la difficoltà di trovare personale. Saltano all’occhio le circa 204 mila ricerche di personale dove le imprese segnalano difficoltà di reperimento, per lo più a causa di una carenza di candidati per i profili professionali richiesti.

Le più in difficoltà sul mercato risultano le imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo (circa 56% dei profili professionali ricercati è difficile da reperire). Seguono poi le industrie del legno-arredo (55%) e dai servizi ICT e le imprese di costruzioni (per ambedue 54%).

Tra i profili più difficili da trovare spiccano i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (65,3%), i tecnici nel campo dell’ingegneria (57,0%), nel campo della salute (56,4%). Poi i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (55,6%) e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche e scientifiche (54,9%).

Nel settore degli operai specializzati le più grandi difficoltà riguardano fonditori e saldatori (65,7%), operai di macchine per lavorazione metalliche e prodotti minerali (63,9%), operai addetti alle rifiniture delle costruzioni (60,1%) e operai di installazione e manutenzione attrezzature elettriche ed elettroniche (59,8%).

A livello geografico sono le aziende del Nord Est a faticare di più per reperire personale (nel 47,2% dei casi). Seguono quelle del Nord Ovest (41,5%), Centro (39,0%), Sud e Isole (34,7%).

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