Omicidio Sacchi: tre cose non tornano agli inquirenti, Anastasiya nasconde la verità

Gli ultimi risvolti delle indagini per l’omicidio Sacchi divulgati nella giornata di ieri, non hanno contribuito a rendere più chiara la faccenda: ancora tre cose non tornano agli indiziati che si stanno occupando del caso, ma ciò che è certo è che Anastasiya nasconde la verità.

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Nella giornata di ieri, Anastasiya Kylemnyk, ex fidanzata di Luca Sacchi, è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione in caserma e di firma, finendo quindi nella lista degli indagati. Al momento, però, la ragazza rifiuta ogni tipo di collaborazione con gli organi investigativi, e questo non aiuta gli inquirenti con le indagini.

Sono ancora tre, infatti, i punti ciechi che caratterizzano il caso, nonostante siano stati effettuati nuovi arresti e aggiunti altri indiziati.

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Anastasiya nasconde la verità

L’ex fidanzata di Luca non collabora con le autorità per risolvere il caso sull’omicidio Sacchi. Per paura, forse, la 25enne ucraina preferisce la droga alla giustizia, continuando a “preservare le relazioni criminali acquisite nel mondo della droga, con il quale non intende recidere i legami”.

Solo lei, infatti, può sapere se Luca Sacchi era o meno a conoscenza elle fasi che hanno caratterizzato l’operazione di compravendita con i pusher di San Basilio. Al momento attuale delle cose, invece, è l’amico d’infanzia Giovanni Princi, ben introdotto nel mondo della droga, ad essere ben informato sui fatti che hanno portato al drammatico omicidio.

Mentre a lei, vengono attribuiti un ruolo centrale nella vicenda oltre che una freddezza professionale da chi è generalmente avvezzo a questo tipo di illeciti. Del resto, era proprio la giovane ad avere lo zaino pieno di soldi, destinati all’acquisto di stupefacenti.

La scomparsa dei 70 mila euro di Anastasiya

Mistero anche sui 70 mila euro contenuti nello zaino di Anastasiya, ma al momento spariti e non più pervenuti. Non è ancora chiaro che fine possano aver fatto: l’importo esatto delle mazzette è stato scoperto dagli inquirenti grazie alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche di Valerio Del Grosso, colui ha sparato il colpo di pistola uccidendo Luca. Proprio lui, infatti, parla di questi 70 mila euro con Marcello De Propris, il fornitore sia della droga che dell’arma.

Altro indizio sul bottino è stato poi fornito da Del Grosso, che il giorno dopo al delitto racconta i fatti al capo del giro dicendogli: “scappiamo in Brasile, tanto abbiamo 70 mila euro”. Ma di questa grande quantità di denaro, tuttavia, se n’è persa ogni traccia: lo zaino infatti verrà sì ritrovato, nel quartiere di Tor Bella Monaca, ma privo del suo contenuto.

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Il mistero dell’arma

Alla stregua di quanto ancora accade per i 70 mila euro, gli inquirenti non riescono a rintracciare nemmeno l’arma dell’omicidio Sacchi. Sparita ogni traccia della fatale calibro 38, fornita a Del Grosso e Pirino da Marcello De Propris. Le indagini si stanno muovendo sul fatto che questa possa essere ritornata nelle mani del proprietario, dopo che le intercettazioni avrebbero scoperto De Propris dire a Del Grosso: “mongoloide, portame la tuta”, per cui secondo la procura “il termine tuta indica convenzionalmente la pistola”.

Secondo quanto dichiarato dal gip Costantino De Robbio, la pistola sarebbe stata portata sulla scena del crimine già pronta all’uso: Del Grosso e Pirino se ne volevano servire nel caso non fosse bastata la mazza da baseball (già ritrovata e sequestrata) a stordire la giovane Anastasiya.

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