De Toma-Raggi-De Vito: prove tecniche di scissione al Comune di Roma

La leadership della sindaca Raggi al Comune di Roma ruota ormai intorno alle decisioni di cinque consiglieri. Potrebbero cambiare il futuro di Roma e del M5S. E poi ci sono De Vito, De Toma e Fioramonti.

Gli albori del Consiglio comunale di Roma. Marcello De Vito, presidente, e la sindaca Raggi

Tutto ruota intorno a De Vito e De Toma. E alle posizioni che prenderanno i pochi consiglieri rimasti alla corte del sindaco Raggi. Sì, perchè come a Torino dove la maggioranza dipende ormai da numeri risicati, succede che anche a Roma il rischio fallimento per un’esecutivo che traballa è dietro l’angolo. Al Campidoglio lo sanno, ma per adesso non ne vogliono parlare. Troppe divisioni negli ultimi giorni, troppi ‘gruppetti’ che nascono, troppa voglia di abbandonare un Movimento che ormai rischia di perdere anche il suo leader Di Maio. La Raggi non può certo dormire sonni tranquilli.

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Virginia Raggi, al Messaggero, dice: “forse una scossa potrebbe anche farci bene”. Altro che scossa, qui ormai si parla di ribaltone. Il segnale di ‘qualcosa che non va’, è arrivato dalla Camera con l’uscita dal M5S di Massimiliano De Toma verso il nascituro gruppo “Eco” di Lorenzo Fioramonti. In apparenza una dinamica nazionale che ruota intorno alla crisi del Movimento e della leadership di Luigi Di Maio. Ma potrebbe avere ripercussioni anche nella Capitale. Perché se il progetto dell’ex ministro andrà in porto – il debutto è previsto a febbraio – potrebbero risentirne in Aula Giulio Cesare in una seconda fase, a primavera. De Toma d’altronde per il M5S romano non è un deputato qualsiasi e vanta in Comune un rapporto più che privilegiato con un esponente grillino di primissimo piano: Marcello De Vito. Il presidente del consiglio comunale, ritornato stoicamente in sella dopo i guai giudiziari, è molto legato al parlamentare appena fuggito dal Movimento (l’unico ad andarlo a trovare in carcere, insieme a Emilio Carelli).

L’arresto di De Vito

Da quando De Vito è tornato in consiglio comunale tutto appare più misterioso: si cerca di interpretare i silenzi e le espressioni che da sempre contraddistinguono il politico. De Vito, tanto per non smentirsi, non commenta qualsiasi tipo di ipotesi. Al contrario, pensa solo a uscire «pulito» dalla vicenda giudiziaria che lo riguarda. Tecnicamente per 11 M5S, è sospeso in attesa del processo. Nel dubbio, da quando è rientrato in Campidoglio, ha chiesto di non far parte di nessuna chat grillina. Una decisione per lo meno sospetta.

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In queste ore i pochi consiglieri rimasti filo-Raggi  sono andati a rivedere l’intervista esclusiva che De Vito rilasciò, appena uscito dai domiciliari, in tv, a Quarta Repubblica. Un lungo sfogo, seppur con toni sereni e lucidi, per raccontare la ferocia con cui era stato trattato dai vertici pentastellati. Come dire: non finisce così. La creatura di Fioramonti ancora deve prendere quota, ma potrebbe attecchire anche nel consiglio comunale puntando sul malcontento generalizzato delle truppe grilline. Tanti consiglieri, o almeno un gruppo ragguardevole, da tempo è fuori dalle dinamiche decisionali. In questi anni caotici e a dir poco movimentati non sono mancate le frizioni. Le ultime sono ancora in corso sulla discarica di servizio che il Comune deve individuare. Un tema qualificante per chi ricorda le origini del Movimento e contesta a priori Raggi, magari per piccole delusioni personali.

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Ecco perchè è ragionevole pensare che possa prendere quota l’ipotesi di una mini-scissione nel gruppone dei pentastellati. Al momento, conti alla mano, se si staccassero cinque consiglieri Raggi non avrebbe più la maggioranza. E si troverebbe così a negoziare con il nuovo gruppo fino al 2021.

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