“Capitano Ultimo deve avere la scorta” Consiglio di Stato contro Tar

Dopo la discussa sentenza del Tar, arriva la replica del Consiglio di Stato “Sergio de Caprio deve mantenere la scorta”. “Una battaglia di dignità”

Ha arrestato Totò Riina nel 1993, eppure per il Tar non aveva più diritto alla scorta. Sergio de Caprio, alias Capitano Ultimo, era stato dimenticato dalle istituzioni: meglio dare le auto blu a politici senza arte nè parte. Ma ora sulla vicenda è intervenuto il Consiglio di Stato. “deve essere garantito un livello di protezione”.

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La terza sezione del Consiglio di Stato ha deciso di sospendere “l’esecutività degli atti impugnati in primo grado e di conseguenza dispone che il dispositivo di protezione revocato sia mantenuto – o ripristinato – fino alla discussione cautelare collegiale, sede nella quale saranno presi i provvedimenti che il Collegio riterrà di adottare all’esito della discussione tra le parti”, “fissando per la discussione la Camera di Consiglio del 20 febbraio 2020”. Sergio de Caprio che nonostante tutto ha sempre creduto nello Stato, ha appreso con piacere la notizia. “Ho sempre confidato nella magistratura e la decisione di oggi mi conferma che ho fatto bene” – ha dichiarato Ultimo – Mi auguro che l’amministrazione dell’Interno e della Difesa vogliano assumere utte le iniziative necessarie per assicurare la tutela, che non chiedo per me stesso ma per i miei famigliari e colleghi con i quali lavoro ogni giorno”. La cosa incredibile – continua De Caprio – è che la giustizia amministrativa si sostituisce alle persone in cui abbiamo sempre creduto e a cui abbiamo donato tutta la nostra vita, ringrazio l’avvocato Antonino Galletti e tutte le persone che hanno sostenuto me e la mia famiglia in questa battaglia di dignità”.

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Anche l’avvocato Galletti ha mostrato soddisfazione per la decisione, ancora non decisiva. “Il Consiglio di Stato ha dimostrato particolare sensibilità alla vicenda del Capitano Ultimo, che interessa non soltanto lui ma l’intera popolazione italiana in quanto dimostra come chi serve lo Stato esponendosi anche personalmente non può e non deve essere abbandonato a se stesso ma deve essere protetto e difeso. Spero – aggiunge – che questa decisione del Consiglio di Stato sia poi confermata e spero soprattutto che gli uffici competenti del ministero dell’Interno e in particolare il ministro vogliano realmente mettere una parola fine a questa vicenda. Saremmo ben felici che questo tema lasciasse le sedi giudiziarie e che finalmente fosse riconosciuta la tutela a un servitore dello Stato”.

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