Salvini: “Processatemi”. Ma la Lega prepara le carte per evitare il processo

Matteo Salvini ribadisce a chiare lettere: “Processatemi. Così chiariamo questa vicenda una volta per tutte”. Ma nella Lega cresce il fermento. Il segretario rilascia le dichiarazioni e Erika Stefani, ex ministro, prepara le carte per trovare una via d’uscita dal caso Gregoretti

Matteo Salvini, leader della Lega

“Processatemi, così chiariamo tutto”, ripete Matteo Salvini sul caso Gregoretti. Il leader leghista ha le idee chiare, quasi come un guanto di sfida. Nella Lega, però, secondo indiscrezioni si cerca una via d’uscita. La ex ministro leghista alle Autonomie, Erika Stefani, in particolare, è la relatrice sul voto in Giunta delle immunità dello scorso 20 gennaio, quello che ha sancito in prima istanza il fatto che l’ex ministro dell’Interno debba essere processato con l’accusa di sequestro di persona. Le indiscrezioni riportano che sia chiusa in ufficio per preparare le carte che possano condurre ad una via d’uscita. Questa sera, forse addirittura domattina, a pochissime ore dalla seduta del Senato che deciderà in modo definitivo se processare o meno Salvini, lei depositerà la sua relazione.

Utilizzare tutto il tempo a disposizione, senza il supporto delle strutture del Senato per evitare fughe di notizie, testimonia quanto sia ardua la missione della ex ministro. Che dovrà tenere insieme il voto anche leghista per il sì al processo, così come chiesto da Matteo Salvini ai suoi. Apre però alla possibilità di un voto d’Aula che sconfessi quel primo via libera arrivato dalla Giunta lo scorso 20 gennaio. La leghista Stefani deve cioè in qualche modo dare torto ai leghisti che hanno votato per il processo per rendere possibile un voto che rimetta in discussione il parere della Giunta e anche il “processatemi” di Matteo Salvini. Un colpo di coda che non vada a toccare l’immagine del leader.

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Matteo Renzi

La maggioranza ha i numeri per dire sì al processo

La missione della Stefani è chiara. Una volta depositata la relazione, 20 senatori dovranno firmare — secondo regolamento di Palazzo Madama — la richiesta di voto per sostenere le ragioni del no al processo: in caso contrario, resterebbe buono il voto della Giunta delle immunità. Ma l’obiettivo resta comunque complicato: la maggioranza Pd-M5S ha in teoria i numeri per dire sì al processo. Salvo colpi di scena, possibili solo con un voto contrario di parte dei pentastellati o addirittura di Italia Viva di Renzi. A quel punto, tutti i retroscena sul possibile governo dei “due Mattei”, Salvini e Renzi, insieme con il resto del centrodestra, prenderebbero tutta un’altra consistenza. C’è chi giura sulla clamorosa possibilità, una sorta di investitura che il partito renziano farebbe in caso di voto contrario al processo.

Salvini, a tal proposito, è rimasto vago. Nè esclusioni, nè conferme. “L’unica cosa seria a cui pensare sono le elezioni nel più breve tempo possibile. Vogliamo mandare a casa questo governo. Non vedo l’ora di andare a processo perché ritengo di aver fatto il mio dovere di difendere i confini dell’Italia. E se per qualcuno è un crimine, allora chiariamola una volta per tutte. Ho detto processatemi per questo”. Salvini del resto, non può accettare la figura di chi fugge dal processo. Sarebbe uno smacco all’immagine non di poco conto. Da Pietro Grasso (Leu) a Franco Mirabelli (Pd) tutti convinti di questo. Resta da capire che cosa faranno i leghisti: Salvini, a ieri sera, ancora non aveva deciso. Il voto resta in dubbio. L’ex ministro Stefani ha il compito, assai arduo, di mettere tutti d’accordo.

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