Elio Germano | i ruoli migliori dell’attore protagonista della Berlinale

Elio Germano sarà doppiamente protagonista della settantesima edizione della Berlinale, al via oggi. L’attore sarà infatti protagonista del film Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, nel quale interpreterà il pittore Antonio Ligabue, e di Favolacce, opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo. Ma quali sono stati i ruoli migliori della sua carriera?

Elio Germano, classe 1980, romano, sarà uno dei protagonisti indiscussi della settantesima edizione della Berlinale. Germano rappresenterà l’Italia con ben due film in concorso: Volevo nascondermi di Giorgio Diritti (l’atteso film sulla vita del pittore Antonio Ligabue) e Favolacce dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo (commedia nera ambientata nella periferia sud di Roma). Scopriamo insieme quali sono stati i ruoli migliori della sua carriera.

La nostra vita

Nello struggente film di Daniele Luchetti, Germano è un operaio edile trentenne che lavora nei cantieri della periferia romana. Claudio vive con la moglie Elena e i due figli, in attesa del terzo. Instancabile lavoratore e marito fedele e innamorato, rimarrà devastato dalla morte che raggiungerà la donna proprio durante il parto del piccolo Vasco. Il film è stato presentato al Festival di Cannes nel 2010, come unico lungometraggio italiano in concorso. Lì Elio Germano si è aggiudicato il premio per la migliore interpretazione maschile.

Come Dio Comanda

Il film del 2008 diretto da Gabriele Salvatores e tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti è ambientato in un paese immaginario del nord est italiano. Protagonisti sono Rino Zena, operaio disoccupato, violento, alcolizzato e dalle convinzioni naziste, e il suo figlio quattordicenne Cristiano. L’unico amico dei due è lo stravagante Quattro Formaggi interpretato da Elio Germano: un ragazzo con una malattia mentale che vive circondato da un presepe che si porta sempre dietro, formato da statuine e pupazzetti da lui raccolti in giro. La sua ossessione è la pornostar Ramona, che vede e rivede in videocassetta.

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Suburra

Nel film ormai cult diretto da Stefano Sollima, Elio Germano veste i panni di Sebastiano, timido e nervoso organizzatore di eventi, che deve far fronte ai debiti del padre, il quale, dopo un incontro molto teso con suo figlio in un bar sul Lungotevere, si suicida gettandosi da Ponte Vittorio. Sebastiano viene portato al cospetto di Manfredi, capo del clan zingaro Anacleti, che lo informa dei pesanti arretrati che il padre aveva contratto con lui e ne esige immediatamente la restituzione. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Dal lungometraggio è stata tratta una serie televisiva per Netflix.

Troppa Grazia

In un film che ruota attorno alla figura femminile di Lucia, geometra specializzata in rilevamenti catastali interpretata da Alba Rohrwacher, emerge la complessità del personaggio di Arturo, con cui la protagonista sta chiudendo una lunghissima relazione. Merito soprattutto della bravura di Germano nel riuscire a servire la propria collega nelle scene in cui sono insieme, aiutandola a far emergere il carattere sfaccettato e ambiguo nei confronti della loro relazione.

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Padroni di casa

Cosimo ed Elia, due muratori in viaggio da Roma interpretati magistralmente da Valerio Mastandrea e da Elio Germano, arrivano in una piccola cittadina allo scopo di lavorare per Fausto Mieli, un famoso cantante interpretato da un (insospettabilmente) perfido Gianni Morandi. I due si rendono immediatamente conto di non essere ben accetti nel paese e che la comunità locale non apprezza affatto la presenza di stranieri. Il film è diretto da Edoardo Gabbriellini, storico protagonista del film Ovosodo di Paolo Virzì.

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