I furbetti del ticket: 114 denunciati all’ospedale di Lido di Ostia

Una truffa tanto semplice quanto diffusa ma che mai aveva assunto proporzioni tanto eclatanti: amici e parenti di medici e funzionari dell’ospedale effettuavano test e analisi senza pagare e senza alcuna coda.

Il ticket, questo sconosciuto

Niente richiesta obbligatoria da parte del medico curante, niente prenotazioni, nessuna ricevuta da esibire, niente attesa e nemmeno ticket da pagare. Tutto eseguito in modo estremamente rapido, diretto e senza alcuna coda agli sportelli dove invece tutti gli altri i pazienti “normali” erano tenuti a sottoporsi dalla mattina alla sera alla solita trafila di attese.

Un malcostume italiano

La Guardia di finanza ha effettuato una massiccia operazione che ha portato a un clamoroso caso di favoritismi che consentivano un considerevole risparmio economico a tutte le persone che erano entrate nel giro giusto di amici e parenti. Ma la conseguenza era anche un danno economico di gravissima portata per l’amministrazione sanitaria locale. Il tutto, tra medici paramedici e personale amministrativo dell’ospedale G.B. Grassi di Lido di Ostia sono state denunciate 141 persone.

Due anni di indagini

L’operazione, dopo una lunga serie di riscontri e di indagini, è stata portata a compimento dagli uomini delle Fiamme Gialle del comando provinciale di Roma. Tutto era nato, a quanto pare, dalla denuncia di alcune persone che non ne potevano più di essere scavalcate in coda da altri pazienti che si presentavano direttamente a ritirare i propri esami diagnostici senza alcuna difficoltà e senza spendere un solo euro.

Inizialmente sembrava essere un banale caso di favoritismo, neppure il primo in un paese come il nostro dove scansare la fila è diventato una sorta di sport nazionale. Ma qui, la questione, era molto più ampia. C’era una vera e propria organizzazione che, fin dal 2017, era riuscita a imporsi a danno della trafila e della burocrazia, purtroppo spesso davvero lentissima, dell’ordinaria amministrazione.

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L’infermiera amica degli amici

L’indagine era nata da una denuncia presentata da un assistito nei confronti di un’infermiera che favoriva amici e parenti. La questione da lì si è allargata a macchia d’olio assumendo proporzioni sconcertanti anche per gli stessi uomini della Guardia di finanza.

Centinaia di dati

È stato un lavoraccio per gli uomini della Finanza che hanno dovuto controllare e interfacciare a uno a uno tutti i dati, quelli ufficiali e quelli reali delle prestazioni che la unità sanitaria locale dell’ospedale forniva attraverso il servizio sanitario nazionale ma che solo in minima parte venivano ordinati attraverso la prenotazione al CUP e pagati con il ticket.

Tutto sottobanco

La frode era la più semplice in assoluto, peraltro già scoperta in diversi altri ospedali ma mai con proporzioni così ampie. La persona amica che aveva bisogno di una prestazione si rivolgeva a un  funzionario amministrativo che sapeva essere disponibile. Era lo stesso impiegato amministrativo che poteva accedere ai terminali a presentare la richiesta per l’esame diagnostico. Poi, al momento del pagamento del ticket, quando il paziente ritirava il referto medico, la busta arrivava direttamente nelle sue mani senza passare dagli sportelli per il pagamento.

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Oltre 500 privilegiati

In tutto si calcola che siano state oltre 500 le persone favorite da questo sistema, ma l’indagine potrebbe allargarsi ancora fino a scoprire nuovi casi. Le accuse sono quelle di truffa aggravata e continuata ai danni del servizio sanitario dello Stato.  Quasi tutte le persone privilegiate erano parenti o amici di dipendenti dell’ospedale.

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