Coronavirus, a Rebibbia si teme il peggio: la situazione in carcere

Oltre 1700 detenuti a Rebibbia, oltre ai volontari che operano ogni giorno. In caso di ingresso del virus, si possono rischiare conseguenze molto gravi.

rebibbia

Situazione sempre più complicata, nel nostro Paese, per quanto riguarda la diffusione del Coronavirus. E il timore che questa epidemia si diffonda arriva fino nei carceri, luoghi tutt’altro che sicuri. È anche questo il caso del penitenziario di Rebibbia, in cui sono rinchiuse centinaia di persone provenienti da tutta Italia. Ed è l’interrogativo che si pone, attraverso un lungo post sull’agenzia AGI, anche padre Mauro Leonardi. Lui opera come volontario – insieme ad altre decine di persone – proprio tra le mura del carcere di Roma.

E la paura più grande, per lui ma anche per tutte le persone che operano a Rebibbia, è che il Coronavirus possa varcare la soglia. “Non mi era mai capitato di sentir crescere l’angoscia dentro di me entrando e di sentirla ancor più uscendo. Mi è accaduto ieri, per la consueta Messa dove offro il mio servizio, il reparto dei detenuti “precauzionali”: pedofili, autori di femminicidi, ex carabinieri, ex-poliziotti, e così via. Tanti nomi che a loro tempo hanno preso le prime pagine dei giornali e che non vale la pena ripetere ora. Perché, quando sei lì, quando siamo lì, siamo tutte persone qualsiasi, uomini con il corpo e l’anima nuda”.

Padre Mauro Leonardi – meteoweek.com

L’allarme del prete volontario a Rebibbia

La domanda retorica che si pone padre Leonardi riguarda la possibilità che il Coronavirus possa penetrare in Italia. La conseguenza principale è il fatto che tutti gli ospiti della casa circondariale rischiano seriamente di contrarlo. “A Rebibbia è persino complicato misurarsi la febbre, tanto scarseggiano i termometri – scrive il prete – . In genere si conta sulla buona salute degli “ospiti” e ce la si cava, ma se arrivasse il Coronavirus non ci sarebbe scampo. Né per i detenuti, né per le guardie carcerarie, né per i volontari. Quando arriva l’influenza la prendono tutti: tutta la cella, tutto il corridoio, tutto il reparto”.

Padre Leonardi sostiene che se e quando arriverà il Coronavirus a Rebibbia, “sarà una tragedia dalle enormi proporzioni”. Se si ammaleranno tutti o quasi i detenuti, non c’è alcuna possibilità di ricorrere a una cura o addirittura all’isolamento. “Non si può evacuare un intero carcere per evidenti motivi: primo dei quali la necessità che per ogni detenuto ci siano parecchie guardie. E poi dove li porti? Si aprono scenari apocalittici. È urgente che le autorità prendano delle misure affinché il Coronavirus non entri in carcere: a Rebibbia e in ogni altro carcere”.

Dunque il prelato invoca maggiori controlli, che almeno per il momento non esistono. Così come non esiste alcun controllo sui nuovi arrivi. “I nuovi arrestati che, presi ovunque, spesso per strada e sotto i ponti, non sono sottoposti ad alcun tipo di controllo, vengono da vite assolutamente improbabili e potrebbero benissimo essere stati in contatto con il virus”.

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