Profondo Rosso | 45 anni fa arrivava al cinema il film di Dario Argento

Arrivava in sala 45 anni fa, il 7 marzo 1975, il capolavoro di Dario Argento. Profondo Rosso è stato l’apice del cinema di terrore di Argento, un giallo rigorosissimo e preciso come una stilettata, il più efficace della sua filmografia, in grado di unire il meglio della sua prima fase, quella basata sulla tensione, con il gusto per il gore e lo splatter dei suoi film successivi.

Profondo Rosso di Dario Argento arrivava nelle sale cinematografiche italiane il 7 marzo 1975: punto di sintesi perfetto del cinema argentiano, in grado di recuperare le suggestioni dei suoi esordi e di anticipare l’efferatezza dei suoi film successivi, molto più espliciti e non più basati su ciò che viene nascosto allo spettatore.

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45 anni di Profondo Rosso

Profondo Rosso è il giallo di Dario Argento più rigoroso e preciso di sempre, in grado da posizionarsi come ideale punto di contatto tra i film della sua prima fase, quella della tensione e della suspense, con il meglio della fase successiva, ovvero quella splatter e più propriamente horror. Per la prima volta nella storia del cinema una nenia viene utilizzata per incutere paura e per evocare una infanzia di sangue che è la chiave per la risoluzione del mistero. Argento utilizza bambole e pizzi, elementi che tradizionalmente rimandano all’età infantile, per creare una dimensione cinematografica attraversato da un malessere sempre percepibile. Il film, pur essendo ambientato a Roma, fu girato in prevalenza a Torino e Perugia. La scelta di girare le scene in luoghi di città diverse dalla Capitale è giustificata dalla volontà (dichiarata dal regista) di ambientare il film in un luogo immaginario, così da disorientare lo spettatore, sottraendogli le coordinate geografiche e spaziali della narrazione.

La colonna sonora

Se oggi la colonna sonora dei Goblin è considerata un’opera musicale inarrivabile per audacia ed efficacia narrativa (perfetto veicolo di paura e tensione), Argento in realtà scelse il gruppo guidato da Claudio Simonetti come ripiego. Il regista, infatti, avrebbe voluto addirittura i Pink Floyd per le musiche del suo film. Il gruppo declinò gentilmente l’invito, perché troppo impegnato nella composizione del loro nuovo album (quello che sarebbe poi diventato Wish You Were Here). Ma argento non si buttò giù e allora chiese che le musiche composte da Gaslini (che abbandonò il progetto per divergenze col regista) venissero eseguire da band celebri come Emerson Lake & Palmer o Deep Purple. Per questo si rivolse all’editore che all’epoca si occupava delle colonne sonore dei suoi film. Quest’ultimo, rendendosi conto dei costi proibitivi di tali operazioni, fece ascoltare ad Argento un brano di un ancora sconosciuto complesso romano: i Goblin.

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Un modello da imitare

Le mani guantate dell’assassino di Profondo Rosso sono in realtà le mani di Dario Argento, come accade anche in altri film del regista romano. Gli elementi psicologici del racconto e la violenza di molte scene suggeriscono già la successiva sterzata del regista verso l’horror gotico. Profondo Rosso creò la formula di un genere nuovo (a metà tra il thriller e l’horror) che negli anni ha influenzato numerosi cineasti nazionali ed internazionali. In una scena spiccatamente argentiana, anche Guillermo Del Toro nel suo recente Crimson Peak torna a quel film di 45 anni fa, testimoniandone la freschezza e l’inventiva.

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