Tom Holland | ecco perché è lo Spider-Man perfetto

Tom Holland sarà il protagonista del nuovo film Uncharted, tratto dall’amato videogioco per la Playstation, le cui riprese cominceranno a breve dopo una produzione travagliata. Ma l’attore deve il suo successo al ruolo di Spider-Man nell’Universo Cinematografico Marvel.

Il personaggio di Spider-Man ha segnato definitivamente la carriera del giovane Tom Holland. E Tom Holland ha definitivamente cambiato il personaggio di Spider-Man al cinema.

Perché Tom Holland è lo Spider-Man perfetto

Con Spider-Man: Homecoming i Marvel Studios hanno definitivamente centrato l’adattamento cinematografico di uno dei loro personaggi più amati (e per questo delicati, da trattare con le dovute cautele). Grazie anche a Tom Holland, Homecoming reinventa il personaggio, tecnologizzandolo ma allo stesso tempo rispettandone le caratteristiche principali, quelle senza le quali sarebbe difficile parlare di “uomo ragno”. Il nuovo contesto nel quale questa nuova versione di Peter Parker si muove sembra venire fuori da un album di Bruce Springsteen: ragazzino dall’animo inquieto che vive in un quartiere periferico e sogna qualcosa di più grande per lui. Sempre in rotta di collisione con i suoi genitori e sempre sul punto di fuggire da una situazione che odia perché sente stretta, ma che allo stesso tempo gli assicura una tranquillità e un conforto dalle quali è difficile separarsi. La Marvel e Tom Holland riescono con questo primo film a mettere in scena un nuovo modo di intendere “l’amichevole Uomo Ragno di quartiere”.

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Il debutto con Homecoming

Lo Spider-Man dei nuovi film Marvel ha già i poteri e non ha bisogno di vivere delle tragedie per comprendere le responsabilità che gravano sulle sue spalle. Tom Holland sembra davvero un ragazzino molto piccolo (non come Andrew Garfield o Tobey Maguire) e ingenuo, pieno d’energia e voglia di fare, ma animato anche da una giovanile sfacciataggine che precedentemente (al cinema) era sempre stata messa in secondo piano. Tom Holland è un vero adolescente. Non si tratta di farlo sembrare un teenager, facendogli frequentare un liceo o mettendogli forzatamente un cellulare in mano, ma di consegnarli un potere enorme per vedere come questa responsabilità si possa coniugare con la sua giovanile irrequietezza. Le due componenti della sua personalità (eroismo e adolescenza) si contrastano e si esaltano reciprocamente. Essere “super”, quindi, rivela plasticamente i problemi e i conflitti dell’adolescenza. E contemporaneamente essere adolescente è un modo per far emergere la difficoltà di gestire la propria condizione di “superiorità” rispetto agli altri.

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Far From Home

Jon Watts, insieme ai suoi cinque sceneggiatori, crea una storia nuova adottando il punto di vista migliore, potendosi permette persino di esplicitare i suoi modelli di riferimento (Una Pazza Giornata di Vacanza) senza risultare stucchevole. Ma al secondo film, Spider-man: Far From Home la coppia Marvel/Sony (e quella Tom Holland/Jon Watts) perfeziona ancora di più una formula già ottima. Con quel film (post Avengers: Endgame) l’Uomo ragno diventa definitivamente cruciale per il futuro dell’universo cinematografico Marvel. Così il suo personaggio prende finalmente consapevolezza di sé dopo un primo capitolo animato principalmente dall’incertezza sulla propria personalità. Invece di raccontarci di zio Ben e di quello che già conosciamo grazie ai numerosi film precedenti, Spider-man: Far From Home declina i classici concetti di potere e responsabilità attraverso il modo in cui Peter Parker decide di relazionarsi agli altri eroi e alla propria missione. Lo stile Marvel scanzonato è in questo caso ampiamente giustificato e le parti da commedia funzionano alla grande.

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