“Cancellate le trasmissioni di Barbara d’Urso”: parla in esclusiva l’autore della petizione online

Una raccolta firme su Change.org che è già arrivata ad oltre 440mila firme. Obiettivo: cancellare dal palinsesto di Mediaset le trasmissioni di Barbara d’Urso.

Un’idea arrivata all’improvviso, che un pò per gioco un pò per convinzione si è trasformata in una raccolta firme. Cancellare i programmi di Barbara D’Urso dal palinsesto Mediaset. Il “problema” è che nel giro di poco tempo la raccolta firme è decollata: l’obiettivo erano 500mila firme, e sembrava quasi surreale, come obiettivo. Invece, in poco tempo ed incredibilmente, le firme raccolte ammontano a quasi 450mila. Un risultato che Mattia Mat, l’autore dell’iniziativa, non si sarebbe mai aspettato. Questo non è il suo vero nome, ovviamente: è un nick name che usa sui social. Il suo nome, però, preferisce non darlo: “Non sapete le richieste ed i messaggi che sono arrivati!”, spiega. “Ho dovuto rendere privati i miei profili per il numero di contatti ricevuti”. Ma ricostruisce volentieri con noi – con una intervista in esclusiva – la storia di questa raccolta firme, iniziata in sordina e diventata un caso.

Mattia, come nasce l’idea della raccolta firme? E’ stata una reazione “di pancia” o una riflessione più ampia su un certo modello di intrattenimento?                          Inizialmente di pancia e quasi per gioco” risponde. “Sono stato avvisato della “preghiera” (quella della D’Urso insieme a Matteo Salvini, ndr) dalla mia ragazza durante una colazione. Non ho mai visto il programma della D’Urso: ho altri interessi, quando guardo la televisione scelgo altro. Però un certo tipo di intrattenimento, molto di massa, arriva in qualche modo entra nella tua vita. Si potrebbe direin maniera virale! Ed in qualche modo ci entri in contatto, entra nella tua vita. E questa, secondo me, non è una bella cosa, perché ti rendi conto che non basta più il cosidetto “potere del telecomando”. In qualche modo quindi ho sviluppato una forma di coscienza del problema, culturale e sociale, ed ho quindi iniziato a rifletterci, di tanto in tanto”.

Da che punto di vista nasce la tua critica? Da quello del “semplice” spettatore o da una competenza specifica in ambito televisivo?                                                    “Nonostante abbia  lavorato per la tv per 15 anni, il mio “approccio al problema” è più culturale e sociale.
Più di una volta questa conduttrice ha superato i confini di quello che per me sarebbe il suo ruolo,  con inchieste (che se non mi sbaglio le hanno portato anche alcuni problemi legali) o addirittura pregando in diretta televisiva. Autorizzata non so da chi a recitare una preghiera in tv, quasi come fosse uno di quei predicatori molto in voga nelle tv a pagamento statunitensi. In un pese laico – almeno così dice la nostra costituzione – non dovrebbero essere consentiti con questa facilità azioni simili.
Così come dovrebbe essere inaccettabile per la chiesa stessa! Sia chiaro, la mia non è una critica alla preghiera come atto, anzi, è una richiesta di rispetto! È, invece, una critica al contenuto socio culturale di questo programma e di chi lo conduce, che non essendo giornalista ne sacerdote, si dovrebbe occupare di gossip e nulla più”.

Ti aspettavi che la tua iniziativa avesse un successo del genere? Ci sono molte persone che hanno addirittura versato dei soldi per diffondere la raccolta firme. Cosa è successo?                                                                               “E chi lo sa cosa è successo? A volte basta una scintilla per far scoppiare una rivoluzione, no? (e qui Mattia sorride, ndr). Era la prima petizione che facevo, ne avevo solo firmate alcune. Questa l’ho creata quasi per gioco. Non mi aspettavo un risultato del genere. Dopo poche ore, mi hanno contattato da change.org dicendomi che addirittura una nota agenzia di stampa aveva menzionato la mia petizione, che era arrivata a 32mila firme in pochissime ore. Da quel punto in poi la storia la conoscete, ora siamo quasi a 450mila firme. Mi sono ritrovato in una specie di ciclone – per fortuna breve –  il culmine è stato quando mi hanno inviato il primo “meme” sulla petizione. Fantastico! Sui soldi versati non so davvero che dire, sono soldi che riceve direttamente Change.org e di cui io non ho nessun dato, si vede c’è chi ci crede davvero tanto!”.

Che tipo di riflessione pensi che sia scattata in chi ha aderito alla tua raccolta firme? Antipatia o stanchezza nei confronti di un modello di televisione?                      “Leggendo commenti, email e post in giro per la rete, mi sono fatto l’idea che per lo più si tratti di stanchezza nei confronti di quel tipo di contenuto e del monopolio televisivo della conduttrice D’Urso, che ormai veramente è ovunque. Una parte più piccola di chi ha firmato mi pare abbia ragionato a livello culturale: una sorta di tutela nei confronti di chi non ha gli strumenti cuturali per difendersi da un messaggio pervasivo. Pensiamo a tutti gli anziani, alle persone che per qualche problema passano molto tempo a casa: magari davanti alla tv. Quel tipo di programma, di spettacolo diventa un messaggio quotidiano che entra dentro, secondo me”.

Quanto pensi abbia influito la “preghiera” recitata insieme all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini?                        “Se la mia petizione è stata la scintilla, sicuramente la preghiera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Come detto, io l’ho percepito leggendo i numerosi post e gli articoli presenti in rete da subito. La gente, almeno una parte, era già stanca di quel tipo di comunicazione. Senza volerlo ho intercettato un’onda, che potrebbe diventare uni tsunami, chi lo sa”.

Cosa ti aspetti dalla tua iniziativa? Pensi che Mediaset terrà in considerazione una iniziativa che coinvolge comunque quasi mezzo milione di persone?                           “E chi lo sa. Forse, ma dico forse, la RAI e quindi il servizio pubblico radiotelevisivo potrebbe pensare di ragionare su un messaggio simile. Ma Mediaset è un soggetto privato, il suo obiettivo è fare ascolti e profitto. Non so quanto possa essere interessata come rete ad intercettare un input di natura cuturale come quello della mia raccolta firme. Sarebbe sorprendente, dico la verità. Un cambiamento epocale per la televisione italiana! Un network privato che si preoccupa di valutare il messaggio culturale di una sua trasmissione di punta. Forse se arrivassimo a 5 milioni di firme chi lo sa. Altrimenti dovremmo attenderci non ci un atto di puro coraggio”.

Provocazione, atto “simbolico” o tentativo reale di far cancellare le trasmissioni della D’Urso: come definisci quello che hai fatto?                                                            “Un atto simbolico, a cui la gente ha risposto alla grande. Spero che si possa continuare su questa strada!”.

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