Coronavirus: anziani morti al Trivulzio, dal Ministero pronti gli ispettori

Lo scandalo della struttura milanese che ha occultato la diffusione del virus: ha un’evoluzione, arrivano notizie dal ministero.

Coronavirus: anziani morti al Trivulzio, dal Ministero pronti gli ispettori – meteoweek

C’è grande tensione sulla questione Trivulzio, resa nota dal quotidiano La Repubblica, grazie alle indagini di Gad Lerner. Il viceministro alla Sanità, Pierpaolo Sileri, annuncia che «Sul Trivulzio ho aperto una pratica interna, attendo una valutazione dei Nas e una risposta da parte della Regione Lombardia. Voglio anche consultarmi con il ministro Speranza, credo che un’ispezione sia utile».

C’è grande tensione soprattutto per aver tenuto «sotto silenzio la grave situazione nelle strutture», con settanta morti e non i diciannove di cui parlavano i comunicati ufficiali. Come spiega il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, «Abbiamo vari fascicoli aperti sulle case di riposo, compreso il Trivulzio, e la don Gnocchi, la Casa famiglia ad Affori, la Sacra famiglia di Cesano Boscone, la Casa di riposo del Corvetto. Nascono da denunce di parenti, congiunti, da soggetti estranei che hanno appreso di situazioni. L’intero sesto dipartimento della Procura sta lavorando sulle varie segnalazioni». La denuncia arriva da un sindacalista, Pietro La Grassa che accusa il direttore generale del Pat, Giuseppe Calicchio: «Gli anziani morivano e a noi, nonostante l’evidenza dei sintomi, dicevano che si trattava solo di bronchiti e polmoniti stagionali. Il risultato è che ora al Trivulzio abbiamo sette reparti isolati completamente e due vuoti perché non accettiamo più nuovi pazienti. Nella struttura di Merate novanta sono sotto osservazione. Al Principessa Jolanda di via Sassi due reparti sono in isolamento». Soltanto quando non è più stato possibile nascondere l’epidemia, al personale è arrivato l’ordine di non trasferire più i pazienti nel pronto soccorso, continua: «Il che di fatto significa: lasciateli morire nei loro letti. Niente tamponi, ci mandano allo sbaraglio».

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“E’ arrivato l’ordine di non trasferirli più al Pronto Soccorso” – meteoweek

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Repubblica riporta anche le parole del professor Bergamaschini, che il 25 marzo è rientrato in servizio, dopo che la Statale ha minacciato un’azione legale in sua tutela: «A fine febbraio, quando si ha notizia dell’arrivo dell’epidemia, ci poniamo il problema di utilizzare le mascherine chirurgiche. Ci rispondono che non ce ne sono. Chi riesce se le procura, tanto più che il 28 febbraio il mio reparto viene blindato. E io ovviamente, ignorando i rimproveri — “mica sei tu il direttore sanitario” — ne autorizzo l’impiego». «Vengo convocato e mi comunicano che il direttore generale Calicchio è montato su tutte le furie perché faccio indossare le mascherine. Replico: ma io mi limito a non impedire di adoperarle… A questo punto la dottoressa Rossella Velleca mi notifica che da domani dovrò restare a casa, anche a tutela della mia salute visto che ho 70 anni. Ma è una scusa che non regge, vista la mail inequivocabile che mi arriva: “Stante la Sua gestione, Lei è esonerato dall’attività generale”». «Quando il 25 marzo sono rientrato in servizio ormai al Pio Albergo Trivulzio si respirava un clima di terrore. Già si conoscevano i metodi autoritari del direttore Calicchio, giunto a sospendere un vecchio primario ormai prossimo alla pensione. Ma non riesco davvero a capacitarmi di che cosa lo abbia spinto a tenere sotto silenzio la grave situazione delle nostre strutture». Ora dovrà intervenire il ministero per stabilire l’esatta dinamica dei fatti.

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