Coronavirus, detenuti Poggioreale di Napoli in protesta: “Zero sicurezza”

I detenuti del carcere Poggioreale di Napoli in protesta. Esposto uno striscione: “La salute è un diritto di tutti, amnistia e indulto”. Il gruppo di manifestanti, costituito da attivisti e parenti, lamente lo scarso livello di protezione dal coronavirus

Momenti di tensione nelle carceri italiane e in particolare quelle campane. (Photo by CARLO HERMANN/AFP via Getty Images)

Protesta da parte di detenuti ed attivisti davanti al carcere di Poggioreale a Napoli. “La salute è un diritto di tutti/e, amnistia e indulto”, si legge sullo striscione esposto in strada, all’ingresso principale della struttura. L’inizziativa è partita da un gruppo di persone composto da attivisti e parenti dei carcerati. La protesta ha bloccato brevemente l’esiguo traffico di via Poggioreale organizzata per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui pericoli derivanti da un eventuale contagio negli istituti di pena. Il coronavirus fa paura soprattutto per le scarse precauzioni denunciate dagli attivisti. “La Polizia Penitenziaria, tutti i giorni, – ha gridato con il megafono uno dei manifestanti – entra ed esce dal carcere senza alcuna protezione. I detenuti devono tornare urgentemente a casa, la salute è o no un diritto di tutti?”.

Nei giorni scorsi proteste simili vi erano state anche al carcere di Secondigliano dopo che si era diffusa la notizia di due agenti di polizia penitenziaria risultati positivi al Covid-19. Oggi l’ennesima protesta con un gruppetto di donne che ha affermato di essere state caricate dalle forze dell’ordine.

Antigone Campania: “Rischio forte, esiste sovraffollamento”

“La Campania? E’ la seconda regione d’Italia per numero di carceri ed è la seconda per sovraffollamento dopo la Lombardia. Parliamo di 7374 detenuti in totale, 1300 unità in più della capienza regolamentare”. L’allarme è lanciato da Luigi Romano, presidente di Antigone Campania all’agenzia Dire. La preoccupazione dei detenuti è molto forte dopo che la scorsa domenica è stata accertata la prima positività al Covid-19 di una persona reclusa in un penitenziario campano, il carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Si tratta di una delle strutture più sovraffollate della Campania insieme a quelle napoletane di Secondigliano e Poggioreale.  Cosa potrebbe succedere? Secondo Romano il rischio è concreto. “Le carceri possono diventare delle bombe epidemiche, questo è problema da non sottovalutare”. E non lo hanno sottovalutato i detenuti stessi. Dopo il primo caso di coronavirus, infatti, la tensione nelle strutture campane è alta.

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“A Santa Maria Capua Vetere – spiega Romano – ci sono circa mille detenuti (il dato è l’ultimo disponibile del mese di febbraio, ndr), duecento in più rispetto alla pianta organica. E ha problemi di carattere strutturale, a partire dalla carenza d’acqua, una questione che quell’istituto si trascina da oltre vent’anni. Il numero di persone recluse è leggermente diminuito ma resta altissimo e inaccettabile. Questa è la prima forma di ansia per chi è in carcere.

Non si può rispettare il distanziamento sociale, che sarebbe l’unica misura attualmente predisposta nel Paese per evitare il rischio di contagio. Le agitazioni sono dovute a questo”. Manifestazioni di protesta che poi sono divampate anche a Secondigliano, fino alla reazione odierna dei detenuti di Poggioreale a Napoli. Il provveditorato campano ha richiesto alle direzioni sanitarie 13mila test rapidi per detenuti e guardie penitenziarie, ma il problema sanitario sembrerebbe riguardare principalmente il sovraffollamente che impedisce un distanziamento sufficiente.

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