Pio Trivulzio, no alla mascherina per non spaventare gli anziani. E sono morti

Il direttore generale Giuseppe Calicchio è indagato per epidemia e omicidio colposo: l’inchiesta è su oltre cento morti.

Alla voce “Chi Siamo” del complesso Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, si legge: “è un Ente Pubblico senza scopo di lucro che opera nei settori dell’assistenza socio sanitaria per gli anziani e dell’educazione dei minori in difficoltà”. Ancora, la presentazione continua con la serie di servizi offerti e sottolinea quanto sono presi a cuore ogni singolo caso dei pazienti.

Bene, è il 4 aprile quando il professor Luigi Bergamaschini e il sindacalista Pietro La Grassa rilasciano a Repubblica una serie di testimonianze, cui se ne sono aggiunte altre da parte dei parenti dei ricoverati e del personale ausiliare; in essa si fanno riferimenti espliciti alla negligenza della più grande struttura geriatrica nel trattare i ricoverati affetti da Covid-19 e il personale stesso. Ovviamente, è partita la diffida nei confronti della testata giornalistica dalla presidenza e dalla direzione del Pat, ma l’inchiesta è stata una delle leve su cui attualmente i sostituti procuratori Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano stanno facendo chiarezza.

Cos’è accaduto realmente dalla fine di febbraio fino ai primi di aprile in molte strutture per anziani in Lombardia, oltre al caso eclatante del del Pio Albergo Trivulzio? Com’è possibile che il contagio sia sfuggito di mano ai sanitari impegnati?

Rispondere dettagliatamente a queste domande serve tempo, ma dai primi pezzi messi insieme emerge un quadro piuttosto inquietante. Il contagio nelle Rsa potrebbe essersi diffuso rapidamente a causa del mancato uso delle mascherine, al fine di non impressionare gli anziani, una scusa assurda e quanto mai grave visto, che il Covid-19 s’insidia facilmente fra le persone in età avanzata e con patologie pregresse. Altri fattori, che si aggiungono sono la mancanza di presidi medici e di cautele nel mantenere le distanze, la mancanza d’informazioni date ai familiari dei pazienti in degenza, spesso occultate e vaghe, riassunte in una frettolosa diagnosi di bronchite.

Il Pat accoglie 1.012 fra pazienti e ospiti e genera lavoro a un personale a medici, infermieri, assistenti sociali delle tre residenze di un totale di 1.600 posti. A marzo per ben 250 persone è scattato il telelavoro: meno aiuto sul campo dunque. Questo non ha aiutato a prevenire la strage.

Tra video denunce e tante testimonianze raccolte, all’indomani di questa Pasqua dovrebbero venire fuori i primi fatti chiari. All’Agi qualche giorno fa ha parlato un’operatrice socio sanitaria licenziata in tronco lo scorso 23 febbraio:”Sono stata cacciata perché mi sono rifiutata di togliere la mascherina che, secondo una dirigente, allarmava i pazienti”. Nel dettaglio:”dovevo dare la frutta ai malati e avrei rischiato di contaminare il cibo coi dei colpi di tosse. Verso le 12 e 30, mentre stavo dando da mangiare ai pazienti, è arrivata una dirigente che mi ha invitato a togliere la mascherina perché stavo suscitando allarme ingiustificato negli ospiti. Ho obiettato che mi era stato consigliato dall’infermiera, ma lei ha risposto che le altre mie colleghe non ce l’avevano. Ho fatto presente che io però avevo la tosse, loro no. Davanti a più testimoni lei mi ha detto: ‘Si tolga il grembiule e se ne vada”.

Inevitabile lo scontro politico che sta suscitando la vicenda delle Rsa, all’interno della regione Lombardia tra centrodestra e centrosinistra. Il Pd incalza sugli errori della Regione nella gestione dell’emergenza e sulla scarsa capacità di gestire questo momento, dove una riforma sanitaria non decollata avrebbe contribuito a non far diventare i pronti soccorso dei focolai e evitato così tante morti nelle Residenze sanitarie.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è intervenuto con una diretta dal suo profilo Facebook, dove sottolinea: “La Regione ha deciso di avviare una Commissione di verifica, mi ha chiesto di nominare un rappresentante e la nostra scelta è caduta su Gherardo Colombo che ringrazio per la disponibilità. Colombo è una persona di grandissima esperienza e di grande indipendenza, cosa assolutamente importante oggi. Per cui collaboriamo con la Regione: è necessario fare luce sulla situazione”.

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Non rimane che attendere gli ulteriori sviluppi sulla vicenda, sopratutto viene chiesto da chi sta indagando di parlare e testimoniare per aiutare le indagini.

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