Coronavirus, Vespignani: “Fase 2? Assurdo parlare del quando senza sapere il come”

Coronavirus, a proposito della fase 2 si esprime il fisico informatico Alessandro Vespignani, ospite di Piazza Pulita. E fa notare: “Il numero dei morti è ancora troppo alto. E poi prima si stabiliscono le strategie, e solo dopo si capisce quando riaprire”.
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(Foto di Tiziana Fabi, da Getty Images)

Alessandro Vespignani intervistato su Piazza Pulita si esprime a proposito di una possibile fase 2 a seguito della piena emergenza coronavirus. Il fisico informatico e direttore del Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems è tra i massimi esperti di epidemiologia computazionale. Vespignani rimette ordine tra le priorità. La domanda che molti si fanno è: è tempo di iniziare la fase 2 di riapertura, o semplicemente la comunità scientifica non è più in grado di gestire le pressioni sociali? La decisione è influenzata dal fatto che le persone preferiscono tornare a lavoro, nonostante il rischio di ammalarsi? A tal proposito, Vespignani fa notare due punti.

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(Foto di Andreas Solaros, da Getty Images)

Il primo punto è che il numero di contagi e di morti è ancora troppo alto. “Il problema è che l’unico modo per garantire un aggravarsi della crisi economica è evitare di riaprire il Paese, per poi tornare alla quarantena. Si vuole parlare di riaperture? Il numero dei contagiati e dei morti è ancora troppo alto. Servono numeri più bassi per esser sicuri di poter controllare la fase 2“. Stando ai numeri della giornata di ieri, infatti, sono complessivamente 106.607 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento di 1.189 rispetto a due giorni fa, quando l’aumento era stato di 1.127. Le vittime sono invece 22.170, con un aumento di 525 decessi. Difficile pensare a una riapertura immediata con ancora 500 decessi al giorno. Anche se il trend appare incoraggiante. Come ha fatto notare il presidente dell’Iss Busaferro: “Siamo in un trend discendente. Le curve dei contagiati, dei ricoverati e dei deceduti hanno uno sfalsamento temporale e trovano evidenza anche nei dati giornalieri”.

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Ma secondo Vespignani, c’è un altro punto da sottolineare sulla fase 2 post emergenza coronavirus. Questa volta è un problema logico, non “matematico”. Secondo il fisico è sbagliato discorrere diffusamente sulla tempistica della ripartenza, senza parlare della modalità. Bisogna prima stabilire le strategie, e poi calcolare le tempistiche di applicazione di queste strategie. Non il contrario, come si sta facendo in Italia. “L’altro discorso è: parlare di quando riaprire è come litigare su quando fare lo sbarco in Normandia senza avere le strategie per farlo. Non sapere quante navi ci sono, quanti soldati soldati… Prima si decidono le strategie, in maniera precisa. Poi su quelle strategie e su come si possono realizzare si decidono le date riapertura”. Poi Vespignani aggiunge: “Queste strategie già ci sono”.

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E quali sono queste strategie che l’Italia dovrebbe articolare in maniera capillare? “La strategia si riassume nelle tre T: testing, tracciamento e trattamento. Questi sono i tre step fondamentali. Tamponi e identificazione dei casi su scala enorme, si parla di milioni. Poi sierologia per capire come evolve l’immunità di massa, e quindi il tracciamento: isolare le persone infette e i contatti che queste persone hanno avuto. Questo ha un effetto drammatico sul contagio”. Insomma, ciò per cui l’Italia deve attrezzarsi prima di decidere quando iniziare la fase due è: test a tappeto e tracciamento dei casi. Su entrambi gli aspetti, a quanto pare, l’intervento è stato carente e va assolutamente implementato. Sul perché, Vespignani conclude: “Questo vuol dire però assumere migliaia di persone che fanno questo lavoro“.

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