Sfiducia Bonafede, Pd: “No a sfiducia ma gestione pessima”

Al Senato ha avuto inizio la seduta che si concluderà con il voto della mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Si raccolgono i commenti di esponenti politici e il Governo sembra più fragile.

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La seduta in Senato ha avuto inizio alle 9,45: all’ordine del giorno la votazione delle mozioni di sfiducia che coinvolgono il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Una mozione di sfiducia è stata presentata all’unanimità da tutto il centrodestra. Una seconda mozione, poi, è stata presentata da Più Europa. Si tratta dell’atto conclusivo di una lunga serie di polemiche e critiche che hanno investito il Guardasigilli per la scarcerazione di centinaia di boss mafiosi durante il periodo di emergenza coronavirus. Sulla mozione si sono espressi i capi politici di tutti i principali partiti oggi in Parlamento.

Partendo dal Pd, Matteo Orfini ha commentato su Twitter: “Non c’è alternativa a respingere la sfiducia a Bonafede. Ma non è obbligatorio farlo fingendo di condividerne le idee. Le politiche per la giustizia di questo Governo sono pessime e devono cambiare radicalmente. E spetta al Pd chiederlo. Anzi esigerlo”. Insomma, i toni sembrano durissimi anche all’interno di una parte della maggioranza, che pure conferma il suo sostegno in sede di voto.

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Proprio a proposito di maggioranza, la posizione molto critica di Italia Viva ha fatto tremare il Governo. Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, aveva risposto in maniera un po’ opaca alla domanda sulla votazione di Italia Viva: “Noi ascolteremo Bonafede in Aula, perché il dibattito parlamentare è fatto per questo e alla luce delle cose che dirà ci sarà anche la posizione del nostro partito”. Lo stesso Matteo Renzi non aveva svelato nulla di più in merito: “L’intervento di oggi in Senato è uno degli interventi più difficili della mia esperienza politica”. Non aveva sciolto i dubbi neanche la ministra Bellanova, che a Radio Capital aveva affermato: “Il ministro sa bene che ci sono temi sensibili sul giustizialismo, noi continuiamo a pensarla in modo diverso come sulla prescrizione. Allora aspettiamo che il ministro dia segnali importanti in questa direzione. Sulla base di questo si esprimerà il nostro voto in Senato“. Insomma, se il Pd ha confermato il suo voto a favore del Guardasigilli (in alcuni casi tappandosi il naso), la posizione di Italia Viva è stata per molto tempo ambigua.

Ora la crisi si dipana, Matteo Renzi ha poco fa sciolto la riserva annunciando che non voterà la sfiducia: “Se votassimo secondo il metodo che ha usato nei confronti dei membri dei nostri governo, oggi dovrebbe andare a casa. Angelino Alfano, Federica Guidi, Maria Elena Boschi, Maurizio Lupi, Maria Elena Boschi, Claudio De Vincenti. Ma noi non siamo come voi. Voteremo contro le mozioni di sfiducia, ma riconosciamo al centro destra e alla Bonino di aver posto temi veri. Le vostre mozioni non erano strumentali. Non le voteremo per motivi politici, perché Conte ha detto che si sarebbe dimesso”. Insomma, anche in questo caso un sostegno poco convinto.

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Tant’è che non si sono fatte attendere le frenate di Pd e Movimento 5 stelle che, prima di scoprire la decisione di Italia Viva, avevano avvertito il partito delle inevitabili conseguenze in caso di sfiducia: “Se al Senato voterà la mozione di sfiducia del centrodestra al Guardasigilli Bonafede, si aprirà la crisi, perché un voto contro il ministro della Giustizia è contro il governo”. Graziano Delrio, il capogruppo dem aveva lanciato l’appello: “A Italia Viva non si facciano tentare”. Stessa spinta alla coesione dal fronte del Movimento 5 stelle, tant’è che Luigi Di Maio ha ribadito: “Il governo è solido e domani lo dimostrerà”. Ha fatto eco il presidente della Camera Roberto Fico che afferma: “Chi cerca la spallata non ci sta riuscendo”.

A questo si aggiunga una possibile ulteriore forma di malcontento interna a Italia Viva, riportata dalla Repubblica. Secondo quanto riportato, il partito chiederebbe “rappresentanza istituzionale“. L’idea del partito sarebbe quella di pretendere un maggiore coinvolgimento nelle decisioni dell’esecutivo, sia a livello politico che istituzionale.

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Per quanto riguarda le opposizioni, invece, la situazione sembra molto più cristallina. Emma Bonino ha infatti spiegato:  “Chiediamo le sue dimissioni, ministro, non perché è sospettato ma perché non vogliamo un ministro della Giustizia che sia rappresentante della cultura del sospetto”. Ha tuonato contro Bonafede anche la senatrice di Fdi Santanché: ”Bonafede ha dato troppi segnali di debolezza, far uscire i boss mafiosi è stata la ciliegina sulla torta di una serie di catastrofi fatte dal grillino, non può rimanere al suo posto”. Senza appello anche la sentenza di Matteo Salvini sull’operato di Bonafede: “La Lega voterà anche mozione sfiducia di Più Europa. Serve un ministro della Giustizia che sia in grado di gestire le carceri, che assicuri che i boss non escano di galera, che ci sia certezza della pena”.

Intanto Bonafede si difende come può: “È falsa l’immagine di una scarcerazione dei detenuti pericolosi. Sorge spontanea una domanda: in base a quale legge sono usciti dal carcere i detenuti condannati per mafia? Per gli articoli 146-147 del codice penale del 1930, in combinato disposto delle norme del 1975. Norme riconducibili alla mia attività? Sono al governo da 50 anni? I giudici hanno applicato leggi vigenti da molti decenni“.

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