Snowpiercer | la serie tv azzecca il cast ma si prende troppo sul serio

La serie TV di Snowpiercer, dopo lunghi anni di lavorazione, è finalmente arrivata su Netflix. Il punto di riferimento è ovviamente l’acclamato film diretto da Bong Joon Ho nel 2013, ma le differenze tra i due prodotti sono sostanziali. 

È disponibile su Netflix la nuova serie TV di Snowpiercer. Gli episodi arriveranno con cadenza settimanale ogni lunedì. La serie è prodotta dagli showrunner Graeme Manson, James Hawes, Matthew O’Connor e Scott Derrickson, insieme ai produttori del film originale Bong Joon Ho, Miky Lee, Tae-sung Jeong, Park Chan-Wook, Lee Tae-hun e Dooho Choi.

Snowpiercer | recensione della serie tv

Una delle cose che stupivano del film diretto da Bong Joon Ho nel 2013 era il modo in cui utilizzava la violenza per spiegare ciò che le elucubrazioni filosofico-intellettuali non arrivano  a comprendere. Il film di Snowpiercer metteva in scena il dolore come strumento di purificazione e di soffermava sulla manipolazione della carne (protesi improvvisate, amputazioni e ferite profonde) per parlare del modo in cui la propria immagine e il proprio vissuto possano avere un ruolo nel veicolare (o nascondere) la verità. La serie tv, al contrario, ha una concezione della violenza molto più banale. La mette in scena per dimostrare la violenza dei potenti o per rivelare le bassezze che si è disposti ad accettare quando si viene privati di tutto.

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Una narrazione orizzontale

La serie di Snowpiercer, trasmessa in America da TBS e da noi distribuita su Netflix, si muove nello stesso ambiente del film di Bong Joon Ho (il treno che ospita gli ultimi sopravvissuti della razza umana, divisi per classi sociali, quindi per vagoni) ma segue un andamento completamente diverso. Se il lungometraggio lavorava sulla sua linearità (si esplorava il vagone dal fondo fino alla testa, in ordine, e l’avanzata del protagonista corrispondeva al percorso inesorabile del treno sulle rotaie, quindi del film verso la sua conclusione), la serie tv già nel primo episodio svela allo spettatore le diverse carrozze del treno, prediligendo una narrazione orizzontale che si muove tra i diversi ambienti con rapida alternanza, passando dal fondo alla testa e viceversa. Nei quarantacinque minuti dell’episodio pilota c’è infatti già tutto: la coda del treno in cui vivono i clandestini e addirittura la cabina di guida. Il segreto più grande attorno al personaggio di Jennifer Connelly (quello che altre serie avrebbero tenuto per la fine della prima stagione o addirittura oltre) viene svelato subito, giocando a carte scoperte con lo spettatore.

Le facce giuste

Eppure questa scelta di approccio così inusuale non viene approfondita. La serie di Snowpiercer ignora le proprie peculiarità e rivela (quasi) tutto all’inizio come se si dovesse liberare di qualcosa che la opprime. Pur rimanendo una visione tutto sommato interessante per chi ama questo tipo di storie distopiche, la serie TBS fa davvero poco per imporsi come un prodotto davvero originale e dotato di un proprio senso. Ci sono però margini di miglioramento per una seconda stagione, magari valorizzando il buon lavoro fatto invece sulla scelta degli interpreti: tutti hanno le facce giuste, volti capaci da soli di far capire il ruolo e lo scopo del personaggio sul treno.  

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