Recovery Fund, i paesi del nord Europa dicono “no” agli aiuti

L’opposizione arriva dai cosidetti paesi “frugali”: Danimarca, Olanda, Austria e Svezia. “No” anche dall’Ungheria.

La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen

Ancora in salita la strada che porta all’accordo sul Recovery fund. Durante il primo incontro formale dopo la presentazione della proposta della Commissione c’è tensione tra gli Stati membri, e un’intesa al momento sembra molto lontana. Ad Austria, Olanda e Ungheria non piace il piano di Ursula von der Leyen: vogliono maggiori condizionalità sui prestiti e insistono nel voler ridurre le sovvenzioni a favore dei paesi piu’ colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia di coronavirus. L’Italia prova a difendere il piano presentato dalla Commissione Ue e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri parla di “compromesso equilibrato che non deve essere ridimensionato”. L’opposizione più dura arriva dai due paesi capofila dei cosiddetti ‘frugali’, ovvero Austria e Olanda, ma un attacco arriva anche dall’Ungheria. Il governo olandese insiste sulla necessità di concedere le risorse del Recovery Fund attraverso prestiti, e non tramite stanziamenti a fondo perduto. Secondo la visione dei paesi “frugali” è necessario introdurre delle condizionalità legando la concessione di fondi alle riforme raccomandate nell’ambito del Semestre europeo. I Paesi Bassi, inoltre, non sono convinti riguardo l’ammontare complessivo delle risorse e la loro distribuzione, e nemmeno dell’aumento del tetto delle risorse proprie per rimborsare il debito che sarà emesso dall’Ue.

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Il capo di stato ungherese Victor Orban ed il Cancelliere Federale austriaco Sebastian Kurz

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Posizione simile a quella austriaca, che ribadisce che “non accetterà questo pacchetto perche’ l’onere che impone ai contribuenti austriaci sarebbe semplicemente troppo grande”. “Siamo tuttavia pronti ad andare avanti con i colloqui” ha voluto aggiungere il ministro delle Finanze, Blumel, ribandendo che comunque il governo di Sebastian Kurz  non darà mai il suo via libera all’approvazione del piano anti-crisi da 750 miliardi di euro, fino a quando le sue dimensioni non saranno ridotte e i dettagli dei rimborsi saranno esplicitamente indicati. Posizione intransigente anche da parte ungherese: secondo il ministro delle Finanze Varga Mihaly, il piano per la ripresa proposto dalla Commissione europea “nella sua forma attuale è ingiusto per l’Ungheria, perché in essenza è un’idea ritagliata su misura per le necessità dei paesi del Sud”. La Commissione prova a tenere il punto, sapendo che la strada che porterà a un accordo resta in salita: “Oggi c’è stata una prima discussione e si è fatto solo un primo passo – ha spiegato il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis – tutti gli Stati membri sono d’accordo che si debba fare di più e insieme per affrontare la crisi: la Commissione chiede mantenere alto il livello di ambizione in spirito di solidarietà”.

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