Strage di via d’Amelio, nessun depistaggio da parte dei pm di Palermo

I pm di Messina hanno scagionato gli ex colleghi Palma e Petralia tra le accuse. Si era parlato di un loro depistaggio nelle indagini per individuare i responsabili della strage in cui perse la vita Paolo Borsellino.

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Il Tribunale di Messina scagiona Anna Maria Palma e Carmelo Petralia. Gli ex pubblici ministero di Palermo erano stati accusati di aver fatto depistaggio, durante le indagini per la strage di via d’Amelio, in cui perse la vita tra gli altri anche Paolo Borsellino. La notifica arriva proprio dagli ex colleghi dei due magistrati, al termine di indagini che sono state condotte secondo le indicazioni arrivate dalla Corte di assise del Tribunale di Caltanissetta. Ma come detto, sono cadute tutte le accuse rivolte nei confronti di Petralia e della Palma.

Come si legge nel documento depositato dai pm del Tribunale messinese, le indagini “non hanno consentito di individuare alcuna condotta posta in essere ne’ dai magistrati indagati, ne’ da altre figure appartenenti alla magistratura che abbiano posto in essere reali e consapevoli condotte volte ad inquinare le dichiarazioni, certamente false, rese da Vincenzo Scarantino”. Tra le altre cose, non si sono concluse le indagini avviate proprio a seguito delle dichiarazioni rese dal boss Scarantino. Sono ancora sotto processo tre poliziotti, tutti con la stessa accusa di Palma e Petralia, ovvero calunnia aggravata.

Negli atti depositati dalla Procura di Messina si legge che, senza la collaborazione di Spatuzza “non vi sarebbe stata alcuna certezza” di tale falsità. Si cerca di far leva in particolare sul fatto che “un sistema processuale che, in ben tre gradi di giudizio, non è riuscito a svelare tale realtà”. In ogni caso, scrivono i pm della procura peloritana, “questa valutazione esula dai compiti di questa Procura della Repubblica, così come ogni valutazione concernente profili diversi da quello penale, per gli indagati e per i magistrati comunque coinvolti nella vicenda processuale”.

Via d’Amelio a Palermo, il 19 luglio 1992 – meteoweek.com

I pm di Messina, coordinati dal procuratore Maurizio De Lucia, hanno anche scritto che in base alle indagini sarebbe emersa una serie di “anomalie tecnico giuridiche e valutative”. Queste sarebbero legate alla gestione della collaborazione con la giustizia del boss Scarantino. In particolare ci si sofferma sul “silenzio, ineccepibile in punto di diritto del quale si sono avvalsi” i tre poliziotti ancora sotto processo a Caltanissetta. Una condotta che non ha consentito di “comprendere quale effettivo ruolo hanno svolto il dottor Giovanni Tinebra”, allora Procuratore a Caltanissetta.

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In ogni caso, a proposito delle indagini sulla strage di via D’Amelio, si pone l’accento sul fatto che la loro riapertura, a quasi 28 anni dai tragici eventi, “scontano dei limiti strutturali difficilmente superabili”. In particolare, è passata nuovamente sotto la lente d’ingrandimento la posizione dell’ex procuratore nisseno Tinebra, la cui presenza sarebbe fondamentale nello svolgimento delle indagini. Il suo sopraggiunto decesso, insieme a quello del dottor La Barbera, non ha di certo aiutato.

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