Omicidio Cerciello, intermediario pusher: mi sento in colpa, dovevo morire io al suo posto

Omicidio Cerciello, intermediario pusher: mi sento in colpa, dovevo morire io al suo posto. Così Sergio Brugiatelli, presunto intermediario dei pusher

Omicidio Cerciello, intermediario pusher: mi sento in colpa, dovevo morire io al suo posto
Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso il 26 luglio 2019 a Roma

Il presunto intermediario dei pusher, Sergio Brugatelli, durante l’udienza per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega a carico degli americani Finnegan Elder e Natale Hjorth, tenutasi a porte chiuse, ha detto di sentirsi in colpa per quanto avvenuto al carabiniere. “Mi sento in colpa, dovevo morire io al posto suo. Se fossi andato io magari avrebbero ucciso me“. L’omicidio di Cerciello è avvenuto a Roma lo scorso 26 luglio.

Durante il processo Brugiatelli ha dato la sua versione di quanto successo quella notte e anche di cosa successe dopo che i due ragazzi americani gli rubarono lo zaino. “Non avevo mai visto né Cerciello né Varriale né i carabinieri intervenuti. Accompagnai i due carabinieri sul luogo dove doveva avvenire la restituzione dello zaino ma rimasi, come
da disposizioni, vicino all’auto. Poi ho sentito urla di dolore e una voce che diceva ‘fermati’ “. 

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Brugiatelli ha poi parlato di I. Pompeo, definendolo “uno spacciatore. Appena ho subito il furto dello zaino ho allertato le forze dell’ordine perché avevo paura per la mia famiglia. In quello zaino c’erano i miei documenti con l’indirizzo e le chiavi di casa“.

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