Nicola Porro, urla contro Inps: “Mi sono rotto le p***”

Intervenuto in collegamento con Mario Giordano a Fuori dal Coro, ecco quanto dichiarato da Nicola Porro.

Nicola Porro – Fonte: Facebo

Le dichiarazioni di Nicola Porro

Nicola Porro, intervenuto nel corso della trasmissione condotta da Mario Giordano, Fuori dal Coro, parlando dell’Inps ha affermato: “Io mi sono rotto le p***e, siamo degli schiavi!“. Per poi aggiungere: “Quanti sacrifici fanno le persone normali? Li facessero anche loro! Noi dobbiamo fare tutto, 3 mesi chiusi a casa senza fatturato e senza avere cassa integrazione, mentre loro non possono dividere su 4 palazzi perché logisticamente sbagliato non possono farlo”.

In seguito, rivolgendosi al conduttore esclama: “Giordano, tu devi venire con la palla, non con il monopattino. Hai presente la palla? Legata qua“, indicando la caviglia. Mario Giordano ha quindi replicato: “Hai visto cos’ho io stasera? Il gong. Sveglia!”.

Nicola Porro – Fonte: Facebo

Porro su Vittorio Feltri

Nella sua zuppa quotidiana, inoltre, Nicola Porro ha anche commentato la decisione di Vittorio Feltri di dimettersi dall’Ordine dei giornalisti. “Finalmente Feltri se ne sbatte le p***e dell’Ordine. Noi invece siamo tutti quanti incastrati per motivi egoistici e monetari perché chi ne fa parte ha versato la sua pensioncina, la sua ottima assistenza sanitaria. Insomma, siamo tutti vincolati”. Per poi aggiungere: “Lui dopo 51 anni, dopo che gli hanno dato anche la medaglia al valore (perché dopo 50 anni la danno a tutti) ma senza averla mai ritirata, manda sonoramente a quel paese l’Ordine. Beato lui che può”.

Sull’argomento è intervenuto anche Alessandro Sallusti che su Il Giornale ha scritto: “Perché lo abbia fatto lo spiegherà lui, ma io immagino che sia una scelta dolorosa per sottrarsi una volta per tutte all’accanimento con cui da anni l’Ordine dei giornalisti cerca di imbavagliarlo e limitarne la libertà di pensiero a colpi di processi disciplinari per presunti reati di opinione e continue minacce di sospensione e radiazione”.

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Per poi aggiungere: “Chi sgarra finisce nelle grinfie del soviet che, soprattutto se non ti penti pubblicamente, ti condanna alla morte professionale. A quel punto sei fritto: nessun giornale può più pubblicare i tuoi scritti e se un direttore dovesse ospitarti da iscritto sospeso o radiato farebbe automaticamente la stessa fine. Se invece ti dimetti dall’Ordine, è vero che non puoi più esercitare la professione – e quindi neppure dirigere -, ma uscendo dal controllo politico puoi scrivere ovunque, senza compenso, come qualsiasi comune cittadino“.

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