Il caso Vannini in un libro: il racconto della vita e della morte di Marco

Mamma Marina racconta il figlio Marco Vannini, ucciso a Ladispoli la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 in casa della fidanzata Martina Ciontoli.

“Marco era il figlio ideale. Già da bambino, si comportava da ometto: premuroso e generoso verso tutti. Aveva tanti sogni da realizzare, ma quel 18 maggio 2015 sono stati spezzati. Marco è morto e io e mio marito siamo morti insieme a lui. Sopravviviamo per avere giustizia”: Marina Conte sta affrontando la battaglia più difficile di tutte, sta cercando di ottenere la verità sulla morte del suo unico figlio, ucciso da un colpo di pistola sparato in casa della fidanzata. Insieme a lui l’amore di una vita Martina, il padre di lei Antonio Ciontoli, la moglie, il figlio Federico e la fidanzata Viola Giorgini. Intorno al delitto moltissime bugie omertose, tanti punti che non tornano, una curiosità morbosa da parte dei media. Così Mamma Marina ha deciso di raccontare i 20 anni di vita di Marco, perché la gente si ricordi di lui, non solo per il caso giudiziario che lo vede protagonista. “Da tempo, molte persone mi chiedevano di scriverlo, ma sentivo che non era ancora il momento. Marco era una persona molto riservata, non trovavo la persona giusta che potesse parlare di lui. Poi ho conosciuto Mauro Valentini: mi ha colpito il modo in cui parlava di mio figlio, era come se lo avesse conosciuto di persona. E allora ho capito che era arrivata l’ora di raccontare la sua storia, anche al di là delle vicende processuali. Io e mio marito abbiamo iniziato a parlare di lui a Mauro: dall’infanzia fino ai giorni del processo. Prima di quella maledetta sera, la nostra era una famiglia felice. Quando si parla di Marco, si parla del “caso Vannini” e delle aule di tribunale, mai del ragazzo che era e di chi sarebbe potuto diventare. Con questo libro, volevo che il suo ricordo rimanesse indelebile: non solo per la tragedia, ma per il suo vissuto.”

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La famiglia Vannini in uno scatto – meteoweek

Il prossimo 8 luglio comincerà il processo d’appello bis sul caso di Marco, dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado con cui Antonio Ciontoli, padre di Martina, era stato condannato a cinque anni di reclusione per omicidio colposo. Il processo di aprirà con grande clamore dopo che recentemente è stato scoperto un altro audio in cui Marco chiedeva disperatamente il telefono in punto di morte. “Dov’è il telefono, portamelo, portami il telefono, mi fa male, mi fa male il braccio”. Ancora: “Ti prego basta, mi fa male, portami il telefono”. Ripulendo l’audio della telefonata registrata tra Antonio Ciontoli e il 118, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, un gruppo di esperti italiani e statunitensi è riuscito a ricostruire in sottofondo i lamenti di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola all’interno della casa della fidanzata, a Ladispoli. Un’agonia, terribile e in diretta. In cui sono state catturate anche le parole di Martina Ciontoli, che provava a calmare il ventenne dicendogli: “Basta, basta”. Potrebbe a questo punto esserci un nuovo colpo di scena in aula l’8 luglio?

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