Il Ministro Gualtieri: “Così la finanza rilancerà il Sud”

Popolare di Bari, i soci danno il via libera al salvataggio. Gualtieri: “Grande soddisfazione”. La votazione dei 35mila soci ha dato l’ok alla trasformazione in spa e al piano di rilancio dell’istituto. Arriverà la cifra record di 1,6 miliardi per il risanamento e il rilancio.

Banca Popolare di Bari è selva Ministro Economia Roberto Gualtieri

La Banca Popolare di Bari è salva. I soci del più grande istituto finanziario del Sud si sono espressi a favore del piano di rilancio della banca e della sua trasformazione in società per azioni. Nasce così la “Banca 2.0”, come dichiarato anche dai commissari. Con i 35 mila voti raccolti, è stato possibile raggiungere il quorum già questa mattina in prima convocazione. Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia e delle Finanze, ha espresso “grande soddisfazione per l’esito dell’Assemblea” “L’operazione, effettuata secondo logiche e condizioni coerenti con criteri di mercato, segna una svolta rispetto a un passato sul quale sono in corso i doverosi accertamenti”.

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Sì al rilancio

Il lavoro dei commissari per convincere i soci, ha funzionato: oltre il 97 per cento di loro ha votato sì alla trasformazione in spa e al rilancio. Un risultato ottenuto anche attraverso la moral suasion fatta negli ultimi giorni da sindacati e associazioni dei consumatori nei confronti dei loro assistiti per votare positivamente. Un voto fondamentale questo, che dà il via libera al piano di rilancio da 1,6 miliardi di euro stanziati da Fondo Interbancario e da Mediocredito centrale, braccio operativo del ministero delle Finanze che con un esborso di 430 milioni di euro ora otterrà il 97 per cento del capitale della banca. Il ministro dell’Economia si è così espresso a riguardo: « La Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale detiene ora circa il 97% del capitale della Popolare di Bari. Una presenza forte, quindi, che consente come ho già spiegato, l’ottenimento di rilevanti sinergie fra i due modelli di business.». Questi soldi, serviranno principalmente per coprire le perdite per 1 miliardo 144 milioni di euro lasciate dalla precedente gestione della banca guidata dagli Jacobini, padroni per oltre 40 anni dell’istituto.

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I titoli fasulli, le proteste dei soci

Gli stessi Jacobini che negli ultimi anni avevano effettuato un numero cospicuo di acquisizioni di altri istituti attraverso l’aumento di capitale per centinaia di milioni di euro, piazzando ai soci azioni con prezzi sovrastimati, fino a 9,50 euro a titolo. Azioni che si sono rivelate illiquide e che hanno via via perso il loro valore, crollato a 2,38 fino alla sospensione definitiva del titolo a fine anno scorso in concomitanza con il commissariamento della banca e l’estromissione della dirigenza (il presidente Marco Jacobini e il figlio Gianluca, condirettore, sono stati arrestati per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza nel gennaio di quest’anno). Quei titoli rivelatisi carta straccia avevano però causato grandi delusioni e proteste dei soci, sfociate in centinaia di cause in tribunale contro la banca. L’intervento dei commissari ha riportato in carreggiata l’istituto che sembrava destinato al fallimento. Si sono mossi inizialmente facendo luce sulle perdite (la banca aveva un patrimonio netto negativo per 346 milioni di euro), poi hanno raggiunto un accordo con i sindacati che prevede 650 esuberi e un taglio di 91 filiali.

La Banca di Bari è salva

L’operazione più complicata riguardava appunto il via libera dai soci, in merito alla trasformazione in spa e al piano di rilancio fondato sui soldi stanziati da Fitd e Mediocredito, che permetteranno un aumento di capitale di oltre 933 milioni di euro. Se il voto negativo avesse prevalso, la banca avrebbe subito la liquidazione coatta, con danni enormi dal punto di vista occupazionale, (sarebbero state licenziati oltre 2mila dipendenti) ed economico per tutto il territorio regionale. Oltre naturalmente alle conseguenze sui soci, in particolare per i 15 mila obbligazionisti che avrebbero visto sfumare il rimborso al 2021 dei 218 milioni di euro di obbligazioni subordinate acquistate negli anni scorsi. In merito alle priorità, così si è espresso il ministro dell’Economia: «Il rafforzamento patrimoniale di Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale punta proprio ad accrescere la competitività del sistema attraverso tre direttrici: il finanziamento delle piccole e medie imprese del territorio nazionale con prevalenza nel Mezzogiorno, la crescita dimensionale, l’innovazione di prodotto e l’internazionalizzazione del dinamico sistema produttivo del Mezzogiorno, più moderno e lontano da una certa narrazione caricaturale». La votazione di oggi ha aperto di fatto una nuova strada per la banca che non sarà più ingabbiata nel voto capitario. Sarà l’istituto guidato da Bernardo Mattarella, a gestire la Popolare. L’obiettivo sarà quello di riportare la banca in attivo entro i prossimi anni e rilanciarla facendone il perno di un grande polo finanziario meridionale, attraverso fusioni e acquisizioni con altre banche del Sud. Questa però è un’altra storia. Di certo ora la Popolare di Bari è salva.

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