Viviana Parisi: troppi misteri, troppi dubbi, troppe ombre

Una storia strana, fin dai primi lanci di agenzia: una donna ed il figlio spariscono dopo un incidente in autostrada. Da lì in poi molte le domande, poche – ancora – le risposte.

Che ci fosse qualcosa di anomalo è emerso subito: la scomparsa di Viviana Parisi e di suo figlio dopo un incidente in autostrada, con testimonianze vaghe e contraddittorie che ne descrivevano i particolari, ha posto dubbi che ancora non sono stati fugati. Interrogativi ai quali ancora oggi, dopo il ritrovamento del suo corpo senza vita, gli investigatori della Squadra mobile di Messina cercano di dare una risposta.  A cominciare dal dubbio più impellente, più drammaticamente urgente: dove è finito il piccolo Gioele? Ma le domande a cui ancora non c’è risposta sono tante. Ad eempio, perché da sei giorni i testimoni che hanno detto di averla vista scavalcare il guardrail insieme al bambino non si sono presentati per deporre? E perché, se marito e moglie avevano un rapporto sereno e senza nubi, come gli stessi parenti hanno riferito, Viviana Parisi ha nascosto a suo marito dove andava e non lo ha contattato dopo l’incidente?  Iniziamo da Gioele: dove si trova?  Le ricerche del piccolo sono ancora in corso. Vicino al cadavere della madre, ieri, non è stato trovato alcun oggetto o indumento che faccia ipotizzare che lì vicino ci sia anche il bambino. Le telecamere dell’autostrada, a Milazzo, a 30 chilometri da casa della donna, avevano ripreso la macchina e dentro a quell’auto c’era il bambino. Nel punto in cui mamma e figlio sono scomparsi, invece, le telecamere sono guaste. Gioele era ancora con la madre? Un’ipotesi, la più terribile, potrebbe essere che la madre lo abbia ucciso e poi, sconvolta, abbia urtato quel furgone per poi fuggire e suicidarsi. E’ plausibile?

Il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Viviana Parisi

Altri dubbi, quelli che nascono intorno alla versione fornita da due testimoni dell’incidente di quel giorno. Dopo lo scontro dentro alla galleria Pizzo Turda, i due operai che erano a bordo del furgone urtato, durante un sorpasso, dall’Opel Corsa guidata da Viviana hanno dichiarato di avere visto di sfuggita solo la donna, non il bambino. Altri due testimoni, invece, hanno riferito a un altro automobilista di avere visto madre e figlio scavalcare un guardrail. Secondo questa versione, la donna avrebbe tenuto in braccio il bambino. Ma questi ultimi due testimoni non sono più stati rintracciati e non si sono mai presentati alla polizia. Tanto che lo stesso procuratore di Patti, Angelo Cavallo, che coordina le indagini, nei giorni scorsi ha lanciato un appello chiedendo loro di presentarsi alle autorità. Perchè nessuno si presenta?

Viviana avrebbe attraversato un periodo di profonda depressione per l’isolamento forzato nel periodo di emergenza del coronavirus. È stato il marito a riferirlo agli investigatori, i vicini della casa di Venetico hanno raccontato più o meno la stessa cosa. A inizio luglio, Viviana aveva provato a ricominciare con i vinili e le dirette su Facebook. “Non ho più niente, ho dovuto vendere tutto”, aveva scritto in un post molto lungo. Ma questa depressione era legata solo al lockdown? Se la coppia era così legata, perché la donna non ha detto al marito dove andava esattamente? Daniele Mondello, il mrito, ha riferito agli investigatori che quel giorno la moglie era diretta a Milazzo, a 30 chilometri da casa. Invece Viviana ha percorso 104 chilometri arrivando fino a Caronia. Era in fuga? E da cosa o da chi? Domande al momento senza risposta, ma che potrebbero indirizzare gli investigatori verso la verità

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