Covid Milano, Liceo Manzoni riduce i posti: si entra con media del 9 e casa in centro

Per far fronte all’emergenza coronavirus, il liceo Manzoni di Milano opta per una scelta in controtendenza: non ricerca di spazi integrativi, ma riduzione delle iscrizioni. Così per il prossimo anno sarà ammesso solo chi ha la media del 9 e abita in centro. La protesta degli studenti. 

liceo manzoni - meteoweek.com

Cambiano i criteri di ammissione del liceo Manzoni di Milano, che per il prossimo anno ha deciso di ridurre il numero di iscrizioni. Lo scopo della nuova misura sarebbe garantire il distanziamento sociale imposto dall’emergenza coronavirus. Non una ricerca di nuovi spazi integrativi, di nuove aule in cui svolgere la didattica per tutti e tutte, ma una riduzione dell’utenza. E’ questa la ricetta del liceo Manzoni, i cui nuovi criteri di ammissione sono stati già approvati dal Consiglio di Istituto con 15 voti a favore e 4 contrari. Dal liceo viene spiegato: per evitare il sovraffollamento si potranno formare solo otto prime classi. Inoltre gli altri studenti, soprattutto quelli che si trovano in prima quest’anno, hanno bisogno di “riorientamento”. Quali saranno allora i criteri della selezione per il prossimo anno? Aver raggiunto la media del nove in seconda media. In secondo luogo, verrà data la precedenza a chi abita in centro, nei pressi del liceo Manzoni. Così una delle scuole più note della città decide di applicare una dura selezione all’ingresso, già contestata dagli studenti. Nella premessa ai criteri di ammissione è infatti possibile leggere: “Il Liceo Manzoni ha deciso di sospendere la sua tradizionale apertura a tutti gli studenti”, procedendo alla selezione anche tramite criterio “meritocratico”. Viene da chiedersi se una buona formazione liceale e pubblica possa essere davvero un privilegio da conquistarsi con il merito, piuttosto che un diritto garantito. Ad ogni modo, segue la specifica dei criteri di merito: “Sarà data precedenza agli studenti che in seconda media avranno ottenuto una media del 10 o del 9 in italiano, matematica e inglese”. Poi il criterio territoriale: sarà data precedenza a chi vive in zona 1. Insomma, prima zona Sant’Ambrogio (quella in cui si trova il Manzoni) e poi tutte le altre. Così, durante l’ultimo giorno di scuola in presenza in regione Lombardia, gli studenti del collettivo Manzoni hanno deciso di organizzare un picchetto di protesta all’entrata dell’Istituto. Le ragioni sono chiare: “Troviamo inammissibile che una scuola pubblica che dovrebbe essere accessibile a tutti e a tutte, ponga così spudoratamente un limite alle iscrizioni. Non vogliamo una scuola elitaria“.


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Intanto, sale un po’ di malcontento per l’applicazione di una nuova didattica a distanza per le superiori in tutta la regione, a firma del governatore Attilio Fontana. L’ordinanza entrerà in vigore a partire da lunedì e gli umori degli studenti si dividono. C’è chi festeggia, ma c’è anche chi protesta, anche attraverso una mobilitazione collettiva, come quella avvenuta nel liceo Beccaria: un gruppo di ragazzi e ragazze ha indossato tute e cappuccio bianchi. Un’immagine rappresentativa di come si sentono: “Ci sentiamo fantasmi, nessuno ci ha consultati”.


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E se da un lato gli alunni non si sentono coinvolti nella presa di decisioni che li riguardano, dall’altro continua il braccio di ferro tra governatori regionali e sindaci. Protesta, ad esempio, Giuseppe Sala, sindaco  di Milano, insieme ad altri presidi: la soluzione presa da Fontana sarebbe troppo drastica. Così proseguono gli incontri: martedì Fontana incontrerà in videoconferenza la direttrice generale e i direttori amministrativi dell’ufficio scolastico regionale per fare un punto della situazione.

 

 

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