Fine terribile per Michele Cacco, schiacciato da una lastra di acciaio

Un operaio di 49 anni, Michele Cacco, è morto orrendamente schiacciato da una porta forno industriale mentre stava lavorando.

Morto schiacciato da una porta forno: la terribile fine di un operaio – meteoweek

Una fine tremenda quella di un operaio, Michele Cacco, scomparso mercoledì 4 novembre, da una fonderia di Marcon intorno alle 12 alla Flag Srl, schiacciato da una porta forno industriale. Ancora da accertare la dinamica dell’incidente sul lavoro. La vittima, a quanto si apprende, era residente a Marghera. Sul posto sono intervenuti soccorsi e autorità ma non c’è stato nulla da fare: l’uomo era già morto. Si è solo potuto constatarne il decesso. Continuano così ad aumentare il numero delle morti bianche. L’uomo residente a Marghera è leggermente sotto media rispetto alle impressionanti statistiche tirate fuori dall’INAIL. 719 i decessi, pari al 19,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il territorio più colpito è il Nord ovest (con 265 casi mortali), complice soprattutto l’aumento in Lombardia (+89). Dall’analisi per fasce d’età salta fuori anche un altro dato: i morti aumentano solo tra gli over 55 – non a caso le categorie più a rischio per il coronavirus – mentre in tutte le altre c’è stata una diminuzione. A pagare il prezzo più alto sono i medici: solo nel periodo del lockdown totale (tra marzo e aprile) le denunce di infortunio sul posto di lavoro sono salite del 500%, a ulteriore conferma di quanto gli ospedali siano stati un veicolo di contagio.

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Anche nei cantieri, però, le morti bianche, purtroppo non si fermano. Con la ripresa dell’attività produttiva la conta degli scomparsi è sempre più in drammatico aumento. Entro lo scorso mese di luglio sono state 288.873 le domande di infortunio presentate, in calo di circa 90mila casi rispetto alle 378.671 dei primi sette mesi del 2019. Il motivo, spiegano gli esperti dell’istituto, è dovuto al calo delle denunce registrato tra marzo e luglio (-31,6%), “a causa soprattutto dello stop forzato tra marzo e maggio di ogni attività produttiva considerata non essenziale per il contenimento dell’epidemia da nuovo coronavirus e delle difficoltà incontrate dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown”. Ora i numeri hanno ricominciato a correre spaventando la popolazione che in molti casi si ritrova completamente senza tutele.

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Non solo cattive notizie: nei diversi settori economici, il numero degli infortuni sul lavoro è diminuito del 15,1% nella gestione Industria e servizi, del 21,9% in Agricoltura e del 62,8% nel conto Stato. Nei mesi più drammatici della pandemia (marzo-luglio), il crollo nella Pa è stato del 91,8% “per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, che sono state chiuse per evitare il propagarsi del contagio” precisa l’INAIL.

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