Le intercettazioni dimostrano che le manutenzioni venivano rimandate per risparmiare, ma la società Autostrade per l’Italia ha utili da un miliardo di euro
Gli utili di Aspi
Un miliardo e 42 milioni nel 2017, 930 milioni nel 2016, un miliardo e 129 milioni nel 2015. Sono gli utili della società Aspi (Autostrade per l’Italia), l’azienda che nel 2003 ha ottenuto la concessione per la gestione delle autostrade nel nostro Paese. Cifre da capogiro, registrate nei bilanci annuali, che si ridimensionano solamente nel 2018 (utili pari a 622 milioni, comunque non una cifra irrisoria). Proprio il 14 agosto di quell’anno era crollato il ponte Morandi di Genova a causa della mancata manutenzione della struttura. La tragedia aveva provocato 43 morti, diversi feriti, e ingenti danni agli edifici sottostanti.
I dirigenti agli arresti domiciliari
È passato poco tempo prima che la Procura di Genova aprisse un’inchiesta su quanto avvenuto al ponte Morandi, dalla quale è poi nato un nuovo filone. Si tratta dell’indagine sulle barriere fonoassorbenti installate in modo irregolare sulla rete autostradale e giudicate pericolose. L’investigazione ha portato oggi – mercoledì 11 novembre – a condannare agli arresti domiciliari l’ex ad di Atlantia e Aspi, Giovanni Castellucci, l’ex responsabile delle manutenzioni, Michele Donferri Mitelli, e il direttore centrale operativo, Paolo Berti. Non solo. Agli arresti domiciliari sono finiti anche altri tre dirigenti, di cui due sono ancora dipendenti della società: Stefano Marigliani, Paolo Strazzullo, e Massimo Meliani.
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Il motivo? Risparmiare
Ma come è possibile che una società con utili da un miliardo di euro annui non provveda alla manutenzione delle strutture che gestisce? Per risparmiare. O almeno, questo è quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche degli ex dirigenti di Aspi e Atlantia (la società che controlla Aspi e che fa riferimento alla famiglia Benetton) risalenti agli inizio del 2017. Un anno e mezzo prima del tragico crollo a Genova. Stando infatti all’ordinanza del gip che ha disposto le misure cautelari per i dirigenti Aspi, le barriere fonoassorbenti non vennero cambiate “per evitare le ingenti spese” da 140 milioni di euro, “che avrebbe comportato” tale sostituzione.
Barriere “incollate con il Vinavil”
E non è tutto. La resina utilizzata per tali barriere non aveva il marchio CE (la marcatura che consente la libera circolazione di uno strumento all’interno dell’Unione europea). Anzi, come ammesso nelle intercettazioni da Lucio Ferretti Torricelli, responsabile opere d’arte di Spea (consociata di Aspi), “sono incollate con il Vinavil” mentre altre si sono “sbragate”. Nella stessa conversazione, come se non bastasse, Ferretti ammette che le barriere non rispondono “ai requisiti della norma”. Le persone competenti, quindi, erano pienamente a conoscenza della pericolosità delle strutture gestite da Aspi. Tutto per non spendere “circa un centinaio di milioni di euro”, come dice Donferri in un’altra intercettazione.
Le Sardine e la foto con i Benetton
Nell’ambito dell’indagine sulle manutenzioni di Aspi, Atlantia non ne esce bene. Per questo dal 2018 al Governo si discute sulla possibilità di revocare la concessione alla società. E mentre i cittadini attendono che le autostrade d’Italia vengano messe in sicurezza, è risultata piuttosto controversa la foto uscita sui social media nel febbraio scorso, che ritraeva gli esponenti delle Sardine con Oliviero Toscani e Luciano Benetton. Nato come gruppo di sinistra, per il popolo, con l’obiettivo di frenare l’ondata sovranista, il movimento delle Sardine dovrebbe essere quanto di più lontano esiste da un’azienda miliardaria che lucra sulla sicurezza dei cittadini. Eppure Mattia Santori, sedicente leader delle Sardine, è proprio in prima fila nell’immagine poi rimossa dal web.
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