La maggioranza non esiste più: o si va al voto o si cercano nuove alleanze

Lo strappo all’interno della maggioranza non si può più ricucire e le soluzioni possibili potrebbero cambiare il governo in modo radicale.

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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, durante un punto stampa prima di entrare a Palazzo Chigi. Credit: Giuseppe Conte Facebook

Le due ministre di Italia viva presenti nel governo – Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura ed Elena Bonetti, ministra per le Politiche della Famiglia – hanno rassegnato le loro dimissioni. Lo hanno fatto durante la conferenza stampa convocata alla Camera per il pomeriggio di mercoledì 13 gennaio dal leader del partito Matteo Renzi. Oltre alle due esponenti politiche, lascia il proprio incarico anche il renziano Ivan Scalfarotto, sottosegretario al Ministero degli Esteri. La maggioranza giallorossa non esiste più, la crisi è formalmente aperta. Cosa succederà ora?

Le ipotesi

A questo punto le ipotesi sono due. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe tirare fuori l’asso dalla manica, svelando chi sarebbero i cosiddetti “responsabili” di cui si è a lungo discusso nelle ultime settimane. Così potrebbe raggiungere il numero per mantenere una maggioranza alternativa, sostituendo i parlamentari renziani con forzisti ed esponenti del Gruppo Misto. Oppure il premier potrebbe dare a sua volta le dimissioni, passando la patata bollente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a quel punto dovrebbe decidere se accettarle e mandare l’Italia al voto anticipato. Elezioni che, stando agli ultimi sondaggi, il centrodestra vincerebbe a mani basse.

Le parole di Conte

Poco prima della notizia delle dimissioni dei renziani dal governo, il premier Conte aveva rilasciato alcune dichiarazioni in merito che lasciano presagire buone notizie. Alla domanda dei giornalisti sul possibile ritiro delle sue ministre da parte di Renzi, il presidente del Consiglio aveva detto in un punto stampa davanti a Palazzo Chigi: “Io mi auguro che non si arrivi a quello, anche perché già in questi giorni io sto lavorando per definire una proposta per un patto di legislatura, un patto di fine legislatura. E io confido che tutti ci si possa ritrovare intorno a un tavolo, se c’è volontà. Se c’è disponibilità di confrontarsi in modo leale, in modo costruttivo, io sono convinto che tutti si possa ritrovare il senso di una maggiore coesione delle forze di maggioranza. Ma il sogno si è infranto.

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Il premier ha poi continuato, scaricando implicitamente sul senatore di Rignano tutte le responsabilità della crisi. “Io fino all’ultimo giorno, all’ultima ora, lavorerò sempre per rafforzare la coesione delle forze di maggioranza. Non ne farò mai una questione personale, per me non lo sarà mai”, ha sottolineato. E ha aggiunto ancora: “Credo che chiunque abbia la responsabilità, io per primo, dobbiamo predisporci per risolvere i problemi”.

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Cosa deciderà Conte?

Alla luce delle parole del presidente del Consiglio sull’importanza di guidare una maggioranza unita e coesa, l’idea di inserire esponenti politici di centrodestra in un governo di centrosinistra non sembra essere la più coerente. Dunque rispetto alle due ipotesi possibili ora, il premier Conte dovrebbe optare per le dimissioni. Incalzato dalle domande dei giornalisti presenti al punto stampa, il numero uno di Palazzo Chigi ha tentato di glissare il più possibile sull’argomento. E alla fine si è lasciato sfuggire solo un: “Io spero che non si arrivi a questo”. Invece ci si è arrivati. Cosa deciderà ora Conte?

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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, durante un punto stampa prima di entrare a Palazzo Chigi. Credit: Giuseppe Conte Facebook
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