Per Nicola Zingaretti “Italia viva è inaffidabile”. Il faccia a faccia Pd-Renzi

Continua la ricerca di una soluzione per superare l’attuale crisi di governo. A blindare il nome del premier non solo il Movimento 5 stelle, ma anche il Pd. Il segretario dem Nicola Zingaretti detta la linea: Matteo Renzi è inaffidabile ed è “impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista”. Con Italia viva è dunque finita?

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Lo strappo di Italia viva rischia di tornare indietro come un boomerang, e di diventare uno strappo ai danni del partito. Dopo il ritiro delle ministre di Italia viva, si cercano ancora soluzioni per superare la crisi di governo ormai formalizzata. Da un lato si fa la conta dei “costruttori” per tenere in piedi Conte e creare una nuova maggioranza che faccia a meno di Italia viva. Dall’altro Matteo Renzi spera che questi responsabili non spuntino fuori, in modo da poter incalzare sulla sua reale richiesta: un cambio premier. Eppure Giuseppe Conte non si dimette, e sale al Quirinale per assumere l’interim del ministero delle Politiche agricole e illustrare il quadro della situazione (e le possibili mosse future). Intanto le Camere lo attendono per “l’indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni“. Lunedì alla Camera e martedì al Senato, alle 9:30. Successivamente, in quelle stesse giornate, si svolgerà il dibattito al termine del quale sarà votata la fiducia al governo Conte. Insomma, il giorno della conta nelle aule si avvicina, e Conte deve trovare i senatori necessari per sostituire il gruppo di Italia viva (18 seggi). Nel fare questo, deve anche rispondere ai paletti imposti dal presidente della Repubblica: no a maggioranze raccogliticce. E deve tener conto – ovviamente – della linea del Partito democratico (che sembra esser anche la sua): no a Italia viva, no a sovranisti anti-europeisti.

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Zingaretti: “Italia viva è inaffidabile”

A esplicitare la linea del Pd è stato proprio il suo segretario Nicola Zingaretti, che nel suo intervento alla riunione dell’ufficio politico del Pd afferma:  “C’è un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l’inaffidabilità politica di Italia Viva. Che è un dato presente e che io credo, e questo dovremmo tenerlo in considerazione, comunque, per come avvenuto mina la stabilità in qualsiasi scenario“. Dall’altro lato è anche “impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista“. Intanto aumentano i richiami a parlamentarizzare la crisi. Arrivano ad esempio dal capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio (“Come gruppo dei democratici vogliamo che la crisi venga parlamentarizzata e che ci siano le comunicazioni in aula”. E arrivano dal ministro della Cultura Dario Franceschini: “Siamo in un sistema parlamentare in cui le maggioranze di governo si cercano in Parlamento, apertamente, alla luce del sole e senza vergognarsene. E così sarà anche questa volta“. Insomma, per un breve periodo è circolata negli ambienti dem più vicini a Italia viva la voglia di ritrovare un’intesa. Ma si tratta di una tendenza laterale, che scorre al fianco di un ben più rigido proposito di escludere Italia viva e blindare Giuseppe Conte. Molto probabilmente per due motivazioni: con Italia viva si vuole la resa dei conti, con la strenua difesa di Giuseppe Conte si vuole evitare uno sgretolamento definitivo del M5s, e quindi l’alimentarsi di una crisi ben più profonda.

Il faccia a faccia Renzi-Pd

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Ormai quello che era un faccia a faccia tra Conte e Renzi è diventato un faccia a faccia tra Renzi e Pd. Mentre Renzi pensava di poter contare sull’appoggio del Partito democratico (e sulle sue rimostranze nei confronti del governo Conte) per far cadere il governo, il Pd ora si arrocca sul premier. Come mai? Probabilmente un ruolo importante lo gioca la storia tra i due partiti: fu la figura di Matteo Renzi all’interno del Pd a provocare la scissione del Pd che portò alla creazione di Articolo Uno (a torto o a ragione). Dopo la caduta del governo Conte I (alleanza M5s-Lega), fu Matteo Renzi a orchestrare l’attuale alleanza tra Pd e M5s, nell’agosto 2019, per arginare l’influenza dei sovranisti all’interno del Parlamento. Fu Matteo Renzi a staccarsi dal Pd nel settembre 2019, creando il partito Italia viva. E ora è Matteo Renzi a voler staccare ufficialmente la spina a questa alleanza. Evidentemente il Pd questa volta è pronto alla resa dei conti. Pur concordando con molti punti sollevati da Renzi, non vuole più farsi tirare per la giacchetta. Da qui il commento di Zingaretti: “Italia viva è inaffidabile“.

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La risposta di Matteo Renzi

Eppure Renzi questa resa dei conti non l’aveva calcolata, e lo si capisce anche dalle risposte fornite, che entrano nel merito delle opinioni che Renzi e Zingaretti si erano scambiati nei confronti di Conte. Ma Conte non c’entra nulla, paradossalmente. In un’intervista alla Stampa il leader di Italia viva avrebbe commentato le parole di Zingaretti e il suo intento di blindare Conte: “Curioso. Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea. Capita a tutti”. Poi ancora, a proposito dell’accusa di inaffidabilità: “Quando Zingaretti parla non rispondo mai alla prima dichiarazione. Se avessi ascoltato Nicola alla prima dichiarazione – nell’agosto del 2019 – oggi avremmo un Governo Salvini-Meloni“. Esatto. Zingaretti non voleva quell’accordo, ha accettato assecondando le posizioni del leader di Italia viva, e ora Matteo Renzi scommette di riuscire a tirarlo per la giacchetta ancora una volta. Staremo a vedere.

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