Con questi numeri è “palude”. E il premier Conte deve affidarsi a Zingaretti

Il voto per la fiducia ha portato una vittoria a metà per il premier Conte: la maggioranza relativa. Ma questo causa dei problemi al governo.

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Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico. Credit: Nicola Zingaretti Facebook

Il governo è salvo, ma non fuori pericolo. Il voto sulla fiducia in Senato ha fornito al presidente del Consiglio Giuseppe Conte uno strumento per evitare le elezioni anticipate, ma non la certezza di poter andare avanti ancora per molto. L’esecutivo giallorosso infatti, senza i senatori renziani, non arriva a superare la quota della maggioranza assoluta – 161 – e si deve accontentare di una maggioranza relativa, con 156 voti a favore. Questo significa che la maggioranza potrebbe rivelarsi traballante e avere non poche difficoltà nel governare il Paese.

Perché il governo resta in pericolo anche dopo aver ottenuto la fiducia?

Ma perché il governo resta in pericolo anche dopo aver ottenuto la fiducia? Per due motivi fondamentali. Il primo è che, con questi numeri, potrebbe non arrivare alla maggioranza in alcune commissioni parlamentari. Ciò vuol dire non avere voce in capitolo in alcuni ambiti, pur essendo alla guida del Paese. Il secondo è che, accogliendo tra le fila della maggioranza dei senatori finora estranei – o almeno distanti – dal progetto politico dei giallorossi, il rischio è che si creino continue discussioni intorno alle decisioni da prendere. Un fattore che, soprattutto in un momento delicato come questo, potrebbe rivelarsi fatale per il governo.

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Cosa succederà?

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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

Al momento il presidente del Consiglio non ha intenzione di dimettersi. Al contrario, come annunciato sulla sua pagina Facebook con un post telegrafico, passerà i prossimi giorni a cercare di “rendere ancora più solida” la maggioranza. Vale a dire, stringerà ulteriori accordi in Parlamento per ottenere il favore di quei 5 senatori che mancano per raggiungere la maggioranza assoluta. Per questo lavoro, il premier Conte ha chiesto agli alleati dieci giorni di tempo. La stessa richiesta la farà al Colle, non appena ci sarà l’incontro con Mattarella.

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Il ruolo del Partito democratico

Nell’ambito della crisi di governo il Partito democratico, quindi, dovrà prendere una posizione netta. Lo ha fatto in Aula lunedì 18 e martedì 19 gennaio, parlando di una rottura irresponsabile ad opera dell’ex compagno Matteo Renzi, ora leader di Italia viva. E lo ha ribadito il segretario dei dem, Nicola Zingaretti, sulla sua pagina Facebook. “È stato evitato un salto nel buio. Ora dobbiamo ritornare a occuparci dei problemi degli italiani. Affrontare le emergenze, gestire il piano vaccinale, portare avanti il #RecoveryPlan e l’agenda delle cose da fare. Gli italiani non devono essere lasciati soli, ha scritto il presidente della Regione Lazio, ricalcando il messaggio pubblicato dal premier. Il rapporto tra Conte e i democratici sembra essere sempre più stretto. Per continuare su questa strada, l’inquilino di Palazzo Chigi dovrà affidarsi ai suoi alleati.

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