Scontro Renzi-Conte: una battaglia senza vincitori che potrebbe finire male

La battaglia parlamentare che sta andando avanti tra il premier Conte e il leader di Iv Renzi potrebbe finire con un fallimento per entrambi.

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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

Una battaglia senza vincitori. Così si potrebbe rivelare lo scontro parlamentare in corso tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il leader di Italia viva, Matteo Renzi. Tutto è iniziato con lo strappo causato dal senatore di Rignano lo scorso 13 gennaio, quando ha deciso di ritirare le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti dalla squadra di governo. La mossa dell’ex premier ha aperto formalmente la crisi, che poi è stata portata in Parlamento dall’inquilino di Palazzo Chigi, deciso a non annunciare le sue dimissioni e certo di trovare in tempo un gruppo di senatori “responsabili” che sostenessero l’esecutivo al posto dei renziani.

Il voto sulla fiducia, tuttavia, non ha dato i frutti che Conte sperava: al Senato i giallorossi sono riusciti a raggiungere solo una maggioranza relativa con 156 sì. Quanto basta per tenere momentaneamente in piedi il governo, ma non un numero sufficiente per governare davvero. Dal giorno del voto a Palazzo Madama, martedì 19 gennaio, il presidente del Consiglio si è dato dieci giorni per trovare – almeno – altri cinque parlamentari che si schierassero dalla sua parte. Ma anche stavolta la ricerca del premier sembra essere infruttuosa.

Conte non trova i “responsabili”

Stando alle ultime indiscrezioni, la situazione a Palazzo Chigi sarebbe questa: Conte non riesce a trovare i cosiddetti “responsabili”, la sua affannosa ricerca si è impantanata in un serie di incerti “nì”. E gli restano solamente 48 ore per trovare una soluzione. Mercoledì 27 gennaio, infatti, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede presenterà alle Camere la sua relazione sulla riforma della giustizia attraverso i fondi del Recovery Fund, e avverrà l’ennesima conta dei voti. Fosse per il premier, si continuerebbe così a oltranza: una serie infinita di passaggi parlamentari finché non si trova una maggioranza assoluta. Ma il momento storico è troppo delicato per lasciare il Paese all’ingovernabilità di una maggioranza relativa, se entro due giorni Conte non trova una soluzione alternativa l’unica opzione disponibile sembra essere quella delle dimissioni.

Renzi vuole rientrare nella maggioranza

Nel frattempo Matteo Renzi, il principale fautore della crisi di governo, ha già fatto un passo indietro. Di fronte alla possibilità che si vada alle urne, il leader di Italia viva ha aperto alla possibilità di rientrare nella maggioranza, ma con un Conte ter. Forse non aveva calcolato bene le conseguenze delle sue azioni, forse aveva immaginato che il presidente del Consiglio – di fronte alla possibilità della caduta del governo – cedesse alle sue richieste prima di innescare la crisi. Ma non è stato così. Nessuno dei due attori protagonisti di questa triste pagina della politica italiana è stato in grado di mettere da parte il proprio ego e ora il Paese si trova in una situazione di stallo, negli stessi giorni – decisivi – in cui andrebbero approvati i piani per la gestione del Recovery Fund.

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Le possibili conseguenze

La conclusione della crisi, alla fine, potrebbe rappresentare una sconfitta per entrambi. Sia per Conte, che per Renzi. Potrebbe essere la disfatta del premier perché, se non riuscisse a trovare i “responsabili” necessari per governare entro mercoledì prossimo, sarebbe costretto ad annunciare le sue dimissioni al Colle. Da quel momento inizierebbe una crisi pilotata che, dopo le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dovrebbe portare alla nascita di un Conte ter. Eppure non esistono certezze che, una volta accettate le dimissioni dell’avvocato del popolo, non cambino le carte in tavola. Così Conte potrebbe ritrovarsi senza più un incarico da presidente del Consiglio, uscendo sconfitto dallo scontro.

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Dall’altra parte Renzi potrebbe scomparire dalla scena politica, almeno per qualche tempo. Nel “migliore” dei casi, potrebbe nascere un Conte ter che non comprende i parlamentari di Iv nella maggioranza. Nel peggiore, se il premier dovesse rassegnare le dimissioni ma le consultazioni di Mattarella non andassero a buon fine, le elezioni anticipate resterebbero l’unica soluzione. E, stando agli ultimi sondaggi di Swg, in caso di voto il partito di Renzi non supererebbe la soglia di sbarramento. L’ex sindaco di Firenze, a quel punto, non riuscirebbe nemmeno a rientrare in Parlamento con l’opposizione.

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Matteo Renzi, leader di Italia viva. Credit: Matteo Renzi Facebook
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