Covid, tutti i suoi familiari contagiati, lui resta immune: su di lui uno studio

Tutta la sua famiglia ha contratto il Covid tranne lui. È accaduto a Fabrizio Primoli, 44, teramano. Ora il suo è divenuto un caso di studio nazionale 

Fabrizio Primoli-Meteoweek.com

Tutti i suoi familiari hanno contratto il Covid tranne lui. È successo a un teramano di 44 anni, Fabrizio Primoli, impiegato della Asl, che ora è divenuto caso studio nazionale. L’uomo sta prendendo parte, infatti, a una ricerca sperimentale portata avanti dall’equipe di Genetica Medica del Policlinico Tor Vergata di Roma. L’obiettivo di questo “studio genetico sui resistenti al Sars-Cov 2” è raccogliere, tramite prelievo di sangue, dati inerenti il Dna dei cosidetti resistenti al virus.

Primoli è tra le 82 persone che finora hanno questa caratteristica particolare in tutta Italia. «La mia storia», racconta Primoli, «inizia il 2 dicembre dello scorso anno, ad una banale cena di famiglia. Sono stato con i miei parenti, mia madre, mio fratello, i miei nipoti e la moglie di mio fratello, alla fine della serata ci siamo salutati con baci ed abbracci. Nei giorni successivi, i commensali hanno sviluppato febbre e sintomi riconducibili al virus, tutti, tranne me. Pensavo che sarebbe stata solo una questione di giorni, tanto più che mio nipote di 5 anni è solito salutarci con un bacino sulle labbra, invece sono rimasto sempre sano: sono risultato negativo a tutti i tamponi fatti a distanza di 20 giorni l’uno dall’altro, ma anche ai test sierologici, segno che non ho neanche sviluppato gli anticorpi della malattia. Essendo l’unica persona sana della famiglia, mi sono occupato dei miei familiari malati, facendo la spesa e le commissioni per tutti, sono stato comunque a contatto con loro, soprattutto con mio fratello che abita al piano superiore al mio. C’è voluto circa un mese per avere riscontro negativo del tampone da parte dei miei, che ora sono guariti, anche se qualcuno, come mia madre, lamenta ancora affanno e spossatezza».

Fabrizio Primoli – Meteoweek

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Primoli spiega anche come ha aderito al suddetto studio:«Il primo passo  è la compilazione di un questionario dettagliato sulla situazione personale e familiare, sui contagi, sui test effettuati. L’équipe valuta il questionario e, superato questo, si deve effettuare un ulteriore test sierologico da prelievo venoso tra 15 e 90 giorni dal primo contatto avuto con i soggetti positivi al virus. Se negativo, si passa alla fase successiva, quella che ho effettuato appena due giorni fa. Basta un semplice prelievo del sangue per sequenziale il Dna, la cosa interessante è che i risultati potranno essere comparati con altri studi condotti negli altri centri di ricerca in tutto il mondo, in base alle etnie delle popolazioni».

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