Questione di genere, l’abisso che esiste tra le dichiarazioni e la politica

E’ innegabile: in Italia, fortunatamente, aumenta sempre di più l’attenzione posta sulla questione di genere, su casi di sessismo e/o sopruso ai danni delle donne. E aumentano anche gli atti di coraggio. Tra questi, la dichiarazione della deputata di Italia viva Maria Elena Boschi, che ha di recente annunciato di aver denunciato uno stalker. Immediata la reazione di solidarietà da parte di Giorgia Meloni, e anche questo è motivo di piacere. Tuttavia, sorge legittima una domanda: possiamo accontentarci?

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Sta finalmente accadendo. Dopo anni di lotte, di piccoli passi in avanti e di costanza nel ribadire pochi, semplici, punti, finalmente la questione di genere sembra esser riuscita a perforare il dibattito pubblico. Certo, lo fa in un contesto lavorativo fortemente disastrato, soprattutto per quanto riguarda la parità di genere: stando ai dati sull’occupazione in Italia, pubblicati dall’istituto nazionale di statistica Istat, nel mese di dicembre l’occupazione in Italia ha registrato un calo complessivo di 101.000 unità. Di queste, 99 mila sono donne. Il 98%. Come a dire: se ne sta parlando, ma con questi dati era quasi inevitabile. Eppure la nuova attenzione che sta attraversando il Paese non si riduce a un semplice mantra ripetuto a mezza bocca durante la Giornata Internazionale della Donna, un mantra in cui si ribadisce svogliatamente quanto sia importante la presenza della donna nella società e quanto ne vada agevolata la piena realizzazione.

No, questa volta è diverso, sia perché il problema ha assunto dimensioni gigantesche, sia per merito dei movimenti femministi che fin qui si sono battuti per creare un sostrato culturale solido, in grado di accogliere e incentivare questo cambio di passo. Così, di riflesso, aumentano le occasioni di dibattito pubblico: le dichiarazioni maschiliste vengono immediatamente bollate da tutti e da tutte, le donne del Pd rivendicano una maggiore centralità nel partito, le denunce di casi di abuso sono incentivate e diversi personaggi pubblici si stanno spendendo attivamente per dare il buon esempio.

L’asse Meloni-Boschi

Tra questi, la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, a lungo già vittima di commenti sessisti, spesso e volentieri anche provenienti dal mondo del giornalismo. In questo caso Boschi ha fatto sapere di essersi rivolta alla polizia giudiziaria dopo esser stata tormentata da uno stalker. Immediata la solidarietà di Giorgia Meloni, che sui social avrebbe scritto: “Voglio esprimere vicinanza e solidarietà a Maria Elena Boschi, tormentata da uno stalker. Anche io, come purtroppo tante donne (ma anche uomini), so cosa significa, avendo vissuto una situazione analoga. Nessun dubbio: denunciare è sempre la cosa giusta“. Anche la leader di Fratelli d’Italia, infatti, in passato aveva denunciato un uomo di Caserta poi condannato a due anni e due mesi di carcere. Durante il processo contro lo stalker, Meloni aveva raccontato: “Io questo uomo non l’ho mai visto né conosciuto, ma il mio modo di vivere è ovviamente cambiato. La notte non dormo più se penso alle minacce che quest’uomo mi ha rivolto via Facebook. Ho paura per mia figlia che ha solo 3 anni. Lui diceva che gliel’ho strappata, che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma”.

Insomma, i soprusi non conoscono colore politico, e non può che farci piacere la creazione di un asse trasversale, che vada da destra a sinistra, in difesa della donna. Selvaggia Lucarelli non aveva mostrato la stessa solidarietà quando Giorgia Meloni dovette ascoltare i gravi epiteti sessisti che il professore dell’Università di Siena Giovanni Gozzini le aveva rivolto a Controradio. In quell’occasione Selvaggia Lucarelli aveva condannato il professore ma non aveva espresso solidarietà nei confronti della leader di Fratelli d’Italia, accusata di seminare odio. Quindi ora non può che essere un buon segnale superare queste distinzioni di merito. Bene così, Giorgia Meloni apparentemente non fa lo stesso errore di Lucarelli.

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Tuttavia…

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MeteoWeek.com

Tuttavia è necessario fare attenzione: è giusto mostrare solidarietà in difesa della donna, a prescindere dalla persona offesa; è giusto lottare affinché tutte e tutti godano di un trattamento migliore, anche se si tratta di chi ai nostri occhi semina messaggi d’odio e di razzismo; ma è anche giusto evitare di cadere nella trappola delle dichiarazioni di copertura. Insomma, è necessario avere ben in mente la distanza che intercorre tra le dichiarazioni e la politica reale. Nella politica reale, nel 2019 Fratelli d’Italia, insieme alla Lega, non si alzò ad applaudire la senatrice Liliana Segre che aveva promosso la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il piano politico di Fratelli d’Italia non è di certo quello della difesa delle minoranze. Nella politica reale, Giorgia Meloni due giorni fa ha firmato una mozione in cui chiede al Campidoglio di “proclamare ufficialmente Roma città per la vita e inserire questo principio generale nello Statuto di Roma Capitale“. Nello specifico, chiede di predisporre “in sede di bilancio, un piano organico che rimetta al centro delle politiche capitoline la famiglia e la natalità“, di sostenere i Centri per la vita (associazioni cattoliche anti-aborto) e di istituire anche un assessorato alla Famiglia (quella tradizionale), oltre che una Festa della famiglia e una Festa della Vita.

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In breve

Insomma, Fratelli d’Italia propone all’amministrazione di mettere in campo “tutte quelle iniziative finalizzate a sostenere la natalità e la maternità“. In breve: il partito propone di mettere in atto una vera e propria campagna che spinga le donne a non abortire. Una posizione che, vien da sé, colpisce al cuore di ogni battaglia femminista, contrastando uno dei nuclei fondamentali di ogni rivendicazione a partire dagli anni Sessanta: il corpo della donna appartiene alla donna, e il personale è politico. Insomma, alla fine di questo excursus tra dichiarazioni e realtà politica, che insegnamenti possiamo portarci a casa? Forse due insegnamenti. Il primo è che la battaglia di tutte è veramente di tutte, e tutte devono goderne, a prescindere dal colore politico. Il secondo è che la battaglia deve restare reale e politica, deve resistere all’appiattimento in slogan, dichiarazioni, dimostrazioni di solidarietà di superficie. Altrimenti rischia di essere strumentalizzata da chi dà un colpo al cerchio e uno alla botte, da chi mostra solidarietà e contemporaneamente promuove campagne anti-aborto. Insomma, tutte devono combattere la battaglia anche per Giorgia Meloni, ma Giorgia Meloni combatte veramente la battaglia per tutte?

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