E’ stata una bella festa: ora speriamo di non pagarne il prezzo [VIDEO]

Domenica sera è stata l’apoteosi finale di una festa iniziata un mese fa, e cresciuta settimana dopo settimana: ma era il momento giusto per abbandonare ogni precauzione?

Un mese di emozione in crescita, direttamente proporzionale alle vittorie della nazionale. Fino all’apoteosi di domenica sera, quando gli azzurri di Roberto Mancini ci hanno regalato una gioia enorme, resa ancora più intensa dalle circostanze. La finale “in trasferta”, le tracotanti dichiarazioni degli inglesi, un calendario che sembrava fatto apposta per far vincere la nazionale dei tre leoni. Ma sopratutto la felicità di festeggiare, di ritrovarsi uniti con amici, parenti e sconosciuti in nome di sensazioni positive, dopo un anno e mezzo di paura, mascherine e reclusione. Il sapore della normalità, il gioioso strombazzare dei clacson, i tuffi nelle fontane, la festa nelle piazze al centro delle città e dei paesi. Tutti insieme, italiani con italiani.

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Vicini, abbracciati, felici e finalmente vincitori. Tutto bellissimo, anche perchè nessuno – a parte i giorni prima della finale – ha pensato di ricordare in maniera chiara che questo virus che ha messo in ginocchio il mondo per un anno e mezzo circola ancora, che sta diffondendosi una variante di cui ancora poco si conosce, e che in Italia siamo ancora lontani da percentuali di vaccinati tali da poterci permettere una normalità che sia reale e sicura. Purtroppo la verità è spiacevole, ma qualcuno deve dirla: probabilmente i campionati europei, con questa formula “itinerante”, sono stati una idea sbagliata in questo momento. E la stessa libertà di festeggiare e di socializzare quasi come se nulla fosse successo forse andava contenuta. Non per paura o mancanza di fiducia nel popolo italiano, ma per realismo.

Perchè una cosa sia chiara: se è possibile – come stanno dicendo più voci in queste ore –  che una nuova ondata di Covid 19 colpirà l’Italia o l’Europa anche a causa dell’eccessiva libertà che è stata concessa in occasione del torneo calcistico continentale, la responsabilità sarà di chi non ha avuto il coraggio di imporre cautela in un momento in cui si stava riassaporando la libertà in relativa sicurezza. Bene gli Europei, simbolico ritorno alla normalità. Ma andava gestita in modo diverso, badando un pò meno ai sondaggi elettorali ed un po’ più al garantire una ripresa adeguata e sicura alle persone.  Non è retorica: la tanto agognata libertà degli italiani sta diventando oggetto di propaganda politica, e questo non è accettabile.

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Il governo Draghi ha impresso, per alcuni aspetti, una accelerazione: i vaccini innanzitutto. Questo ha comportato un progressivo ritorno alla normalità, pur con qualche preoccupazione. I festeggiamenti per le gesta della nazionale di Roberto Mancini hanno però rappresentato, anche “esteticamente”, uno strappo in avanti: standoci in mezzo sembrava davvero che nulla fosse accaduto, negli ultimi diciotto mesi. A parte quelle di alcuni scienziati, non si è sentito un chiaro appello della politica a fare attenzione, a non vanificare per la seconda volta – dopo la scorsa estate – gli sforzi per ottenere un pò di sicurezza e normalità in più. Non vorremmo che questi messaggi non siano arrivati perchè, in questa fase, non sarebbe stato conveniente dire agli italiani “fate attenzione, piano con i festeggiamenti“. Dopo un inverno ed una primavera di chiusure non sarebbe stata una comunicazione apprezzata. Però il compito di chi amministra non è quello di dire ai cittadini ciò che a loro fa piacere: è fare quel che serve per il bene collettivo.

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