Caso Massimo Ferrero: chiuse le indagini, ora rischia il processo

L’imprenditore ed ex-patron della Sampdoria rischia il rinvio a processo dopo la conclusione delle indagini da parte della Procura. Ferrero e altri otto indagati avrebbe usato un sistema di scatole cinesi per manipolare e il denaro e distrutto le carte contabili.

La Procura della Repubblica di Paola ha concluso le indagini preliminari sul caso di bancarotta fraudolenta e vari reati societari che riguardano l’imprenditore Massimo Ferrero e altre otto persone. Il rischio per l’ex-patron della Sampdoria è quello di un rinvio a giudizio che potrebbe costargli una pesante condanna.

Dalle indagini è emersa una “gestione spericolata” delle aziende tramite un sistema di scatole cinesi di cui Ferrero sarebbe stato il manipolatore. Il “Viperetta” aveva “un ruolo apicale che emerge in maniera evidente dalle varie emergenze investigative fin qui esaminate” e che “non viene rivendicato dallo stesso Ferrero, ma gli viene riconosciuto dai vari interlocutori e correi” secondo quanto affermato dai pm.

Inoltre sia lui che gli indagati avrebbero provveduto a distruggere libri contabili e altre prove che potessero fare emergere i reati societari durante eventuali controlli, così da rendere impossibile ricostruire il reale percorso del denaro.

IL CARCERE E LE PERSONE COINVOLTE

Ferrero era stato portato nel carcere di San Vittore a Milano il 6 dicembre del 2021 per il fallimento di quattro società a lui collegate, fatto che gli costò le dimissioni dalla sua carica di proprietario della società di calcio. Insieme a lui sono coinvolte anche la figlia Vanessa, il Giorgio, l’ex-moglie Laura Sini, Giovanni Fanelli, Aiello Del Gatto e Roberto Coppolone, amministratori delle società fallite, Cesare Fazioli e Paolo Carini.

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