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Politica

Guerra in Ucraina: quei numeri che in Italia nessuno sembra considerare

L’ennesimo sondaggio – questa volta di EMG, reso pubblico su La7 – conferma che la maggioranza degli italiani non vogliono inviare armi in Ucraina. Ma la politica sembra non tenere in considerazione il dato.

Siamo arrivati al 58%, espresso da un sondaggio EMG reso pubblico qualche giorno fa nel corso di una trasmissione televisiva su La7. Una percentuale molto alta, che se riferita – ad esempio – all’indice di gradimento di un partito, o del governo in carica avrebbe portato immediatamente una parte (almeno) della politica a discuterne, a pretendere risposte ad un segnale lanciato da una fetta di italiani così significativa. Ma questa volta non è così: di quel 58% nessuno parla.

Sondaggio armi all’Ucraina

Impossibile avere dubbi

Il motivo dell’apparente disinteresse della politica per questo sondaggio è relativo all’oggetto del sondaggio stesso: il quesito rivolto infatti alla platea degli intervistati era riferito alla guerra in Ucraina. Argomento tabù, quasi: come abbiamo ormai abbondantemente avuto modo di capire dopo oltre due mesi, chiunque mostri di non “allinearsi” all’approccio scelto dalla NATO e di conseguenza dall’Unione Europea e dall’Italia, viene tacciato di connivenza con Putin. A prescindere, o quasi, dal contenuto delle riflessioni messe in campo: è stato tacciato di “putinismo” persino papa Francesco, per aver posto dei dubbi sul ruolo della stessa NATO nel determinare le cause del conflitto. Che poi in Italia, di “amici di putin”, in realtà ce ne sono più nella maggioranza di governo che al di fuori: ricordiamo ad esempio la Lega ed i suoi ricorrenti punti di contatto con la Russia, alcuni dei quali poco chiari (come ad esempio le vicende riguardanti Gianluca Savoini); il Movimento 5 Stelle e le posizioni filo-russe di tanti suoi rappresentanti, a partire da Beppe Grillo; Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia legato a Putin da un rapporto descritto anche come personale. Ma, in generale, a stringere accordi con la Russia di Putin è stata tutta la classe politica italiana: anche perchè l’autocrate russo è al potere da oltre venti anni, e dunque tutti i governi succedutisi dal 1999 ad oggi hanno giocoforza dovuto confrontarsi con il governo russo. Come d’altronde è normale che sia, visti i legami storici ed inevitabili tra Europa e Russia.

Armi pesanti all’esercito Ucraino: gli italiani sono contrari

I numeri che la politica evita di guardare

Guardandosi alle spalle, osservando la storia del nostro continente, l’anomalia sarebbe stata non avercene, di rapporti con la Russia: nel bene e nel male. Perchè, non dimentichiamolo mai, noi siamo stati anche degli invasori, per i russi; alleati dei nazisti, siamo penetrati in profondità nella loro terra portando – allora toccò a noi – morte e distruzione fin sulle rive del Don. Oggi sono loro gli invasori, e giustamente l’Italia è solidale e sostiene l’Ucraina invasa (che culturalmente, storicamente e geograficamente è infinitamente più vicina alla Russia che a noi, va detto). Ma un conto è sostenere un paese: con soldi, medici, ospedali da campo, vigili del fuoco, derrate alimentari. Un conto è invece armarlo fino ai denti: ed è quello che stiamo facendo noi. Perchè lo stiamo facendo? Per una sincera convinzione? No: lo facciamo perchè è la politica che hanno deciso gli Stati Uniti per indebolire la Russia, e che dunque “ricade” sulla Nato e sull’Europa, che sono subordinate alla volontà politica di Washington. Situazione anche questa risaputa, visto che è così dalla fine della seconda guerra mondiale: per cui sarebbe assolutamente normale ammetterlo, e provare per quel che è possibile di trovare un equilibrio e cercare di riuscire a far convivere gli obblighi d’alleanza con le esigenze del paese. Invece no: retorica e polarizzazione, “o con noi o contro di noi”. E chiunque pensi che fornire armi pesanti all’Ucraina possa essere uno sbaglio, perchè così si allunga la guerra e muoiono più civili, allora è sostenitore di Putin. Un approccio che comprime la libertà di pensiero, annulla il confronto e porta con sé molti rischi, visto che il nostro nemico è una potenza nucleare da cui dipendiamo dal punto di vista energetico. Chi fa questi ragionamenti è filo putiniano? Ovviamente no: ma viene tacciato così da politica e parte della stampa, che ha letteralmente messo l’elmetto in testa. E dunque, chi ascolta l’opinione di quel 58% degli italiani? Chi si rende conto che la maggior parte degli italiani, pur condannando l’invasione russa non è felice di inviare tonnellate di armi e contribuire a far proseguire il conflitto? Al momento quasi nessuno: ed è un problema, perchè su una questione così delicata come è la guerra sarebbe necessario aprire il confronto, piuttosto che chiuderlo.

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