Società di ristorazione accusata di evasione fiscale per oltre 4 milioni

Stipendi non pagati, contributi non versati e una società gestita in maniera illegale. La Guardia di Finanza mette sotto il mirino una società che si occupa di ristorazione per la gestione illecita del personale.

Cifre enormi sottratte all’erario, si parla di 4.223.000 euro di tasse non versate. Questa l’accusa dopo gli accertamenti effettuati da parte del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di una società calabrese che si occupa di servizi di ristorazione a livello nazionale e locale.

Per l’amministratrice dell’azienda anche una indagine per indebita compensazione e omesso versamento di ritenute certificate. Il Gip  di Catanzaro ha emesso verso la società un provvedimento con il quale ha disposto il sequestro preventivo della grossa cifra sottratta.

La decisione è arrivata dopo la verifica fiscale messa in atto dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Catanzaro e di successive attività investigative condotte da appartenenti al locale Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. Secondo il risultato del lavoro investigativo/finanziario, si è ipotizzata l’indebita compensazione tributaria a fronte della illegittima qualificazione di normali spese di esercizio come afferenti a costi per ricerca e sviluppo (per i quali lo Stato riconosce il beneficio del credito d’imposta), nonché il mancato versamento delle ritenute verso i dipendenti per un periodo compreso tra il 2017 e il 2020.

Improbabile che un’azienda con centinaia di dipendenti fosse gestita da una donna di 91 anni. Secondo ulteriori accertamenti infatti, è stato verificato inoltre che la reale amministratrice della società fosse invero la figlia della titolare. Il decreto di sequestro è stato firmato dal gip Giuseppe De Salvatore su richiesta del sostituto procuratore Francesco Bordonali. Nel registro degli indagati sono dunque finite Antonietta Farenza e Simona Albano, legale rappresentante e amministratrice reale della società nominata Siarc.

Diversi esposti erano stati presentati dai dipendenti dell’azienda nei loro confronti, con i quali accusavano le responsabili di avere omesso il versamento dei contributi previdenziali sui fondi pensionistici complementari, cessioni del quinto non versate e stipendi non pagati.

LE TESTIMONIANZE

Alcune testimonianze di lavoratori coinvolti nella vicenda affermano che “Sapevo che la direttrice fosse Simona Albano, spesso mi recavo nel suo ufficio per discutere del discorso paga, perché molte volte accadeva che non venivo retribuita, tanto che ho dovuto rivolgermi ai sindacati”. E ancora “Ero a conoscenza del fatto che oramai si occupava di tutto l’avvocato Simona Albano, quindi cercavo di rivolgermi a lei“. “Devo ammettere che Farenza non era mai presente sul posto e che non la conoscevo direttamente. Peraltro non credo che la stessa possa essere in grado di risolvere il mio problema. Infine aggiungo che mi sono recata nell’ufficio dell’avvocato Simona Albano nel mese di maggio, proprio perché sapevo che era lei ad essere l’amministratore della società“. E poi “In merito ai pagamenti doveva passare tutto nelle mani della signora Albano, la quale provvedeva a pagare con assegni e contanti“. Infine “la signora Albano è l’amministratore di fatto che si occupa di ogni aspetto aziendale. Lei ha sempre gestito le gare di appalto, le assunzioni, i licenziamenti, le ferie del personale“.

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