Inchiesta Qatargate, Panzeri e l’accordo da 50 mila euro

Inchiesta Qatargate, Panzeri e l’accordo da 50 mila euro. Pronto a collaborare, l’ex europarlamentare avrebbe fatto il nome di Cozzolino.

Prosegue l’inchiesta sulla presunta corruzione di personalità del Parlamento europeo da parte del governo del Qatar. Eva Kaili, ex-vicepresidente, si trova ora in carcere, e all’interno della sua abitazione sono state ritrovate delle valigie piene di denaro presumibilmente illecito.

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Inchiesta Qatargate, Panzeri e l’accordo da 50 mila euro – meteoweek.com

“Conoscevo le attività del signor Panzeri. E sapevo che a casa mia c’erano valigie piene di soldi”, avrebbe spiegato la donna durante un interrogatorio. Kaili è attualmente accusata di corruzione dalla polizia belga nell’ambito dell’inchiesta Qatargate che sta sconvolgendo l’Europarlamento e i vertici dell’Ue.

Un accordo da 50 mila euro con il Marocco

Secondo quanto emerso dall’interrogatorio tenutosi dopo l’arresto del 9 dicembre, Antonio Panzeri (ex europarlamentare di Pd e Articolo 1) si sarebbe dichiarato pronto a collaborare. In tale occasione avrebbe dunque ammesso l’esistenza di un “accordo” atto ad evitare delle “delle risoluzioni contro i Paesi”, per il quale sono stati ricevuti “50 mila euro”.

Nel frattempo, le attente e meticolose indagini dei sevizi segreti e della magistratura permesso di accumulare prove e indizi non solo contro di lui, ma anche contro Francesco Giorgi, suo socio in affari della Ong Fight Impunity. Come nel caso di Panzeri, anche a Giorgi sarebbe stata ritrovata una quantità di soldi in contati tale (un milione e mezzo di euro in due) da essere impossibile da giustificare.

Come spiegano le fonti de Il Fatto Quotidiano, Paesi come Qatar e Marocco avrebbero avuto bisogno di “migliorare la propria immagine” che eventuali temi problematici, quali la risoluzione dei diritti umani d’urgenza, avrebbero potuto invece “offuscare”. Sarebbero dunque nati degli accordi già nel 2019, quando Panzeri era ancora europarlamentare.

Nello specifico, l’accordo con il Marocco sarebbe stato fatto attraverso Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Paese in Polonia, con il quale lo stesso Panzeri avrebbe avuto contatti assidui – e monitorati costantemente dai servizi segreti del Belgio. Come sta emergendo dalle indagini, pare dunque che il compito di Panzeri e degli altri coinvolti fosse quello di bloccare i “missili politici” e di persuadere i parlamentari: il tutto, in cambio di mazzette e “regali”.

Sarebbero non a caso emersi dei frammenti di intercettazioni che in qualche modo sembrano chiarire proprio la questione “regali”. Con una conversazione risalente al 4 giugno 2022, infatti, la moglie di Panzieri, Maria Colleoni (anche lei ai domiciliari) avrebbe chiamato il marito spiegando “che tutto è andato bene, siamo stati fatti passare come vip”.  La donna, insieme alla figlia, si erano recate in Marocco, e avrebbero preso un caffè con l’ambasciatore – che pare le stesse aspettando. Secondo quanto ricostruito dai servizi segreti belgi, quel viaggio avrebbe permesso lo scambio di alcuni regali a seguito dell’attività di interferenza di Panzeri al Parlamento europeo.

Pare inoltre che Panzeri abbia fatto anche il nome di Andrea Cozzolino, deputato europeo sospeso dal Pd: anche se, sottolinea, su di lui non avrebbe “prove”. Punto di contatto tra i due sarebbe stato Francesco Giorgi, prima assistente di Panzeri e poi di Cozzolino. Inoltre, pare sia emerso anche un riferimento al parlamentare belga di origini italiane Marc Tarabella, già perquisito nel blitz del 9 dicembre scorso.

Riflettori massimi puntati, però, sui soldi ritrovati nelle case degli indagati. Per quanto riguarda l’ex vicepresidente Eva Kaili, nella sua abitazione (che divide con il suo compagno Giorgi) sono stati infatti ritrovati oltre 750 mila euro in contanti. Mentre in casa di Panzeri gli inquirenti hanno sequestrato 600 mila euro.

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