Torino, in venti pregano davanti al Tribunale per Salvini. Ma lui non c’è

Sono una ventina le persone che, davanti al Tribunale di Torino, hanno pregato per Matteo Salvini, accusato di vilipendio contro la magistratura.

Davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino va in scena “Una preghiera per Matteo Salvini”, organizzata dal movimento “I cinque sassi, lo scudo della croce e l’arma del Rosario”. L’evento, con tanto di diretta su Facebook, si pone l’obiettivo di essere la risposta alle sardine (che stasera si ritroveranno in Piazza Castello) e, con rosario e crocifisso alla mano, sostenere il leader della Lega durante le sue vicende giudiziarie. La mobilitazione conta una ventina di partecipanti.

Tuttavia, se in un primo momento si credeva che Salvini avrebbe partecipato all’udienza che lo vede accusato di vilipendio contro la magistratura, si è poi appreso che, per impegni in Parlamento, il leader della Lega non c’è.

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“L’unico pesce che ci interessa è il simbolo dei primi cristiani” dice una delle fondatrici del gruppo, mostrando l’immagine del pesce, ichthýs in greco antico, usato dai cristiani delle origini come acronimo per indicare Gesù Cristopersfuggire alle persecuzioni.

“Ci avevano detto che Salvini doveva restare in parlamento per fare il suo dovere, se è altrove a noi non interessa, la preghiera supera i chilometri e noi siamo vicini a lui qualsiasi cosa stia facendo. Non siamo qui per farci vedere con lui, ma a sostenerlo – spiegano – Salvini ci ha detto di andare avanti”.

Matteo Salvini, infatti, aveva incontrato Ciconte, una dipendente dell’asl di Torino, a Milano qualche settima fa.“Gli ho raccontato della nostra iniziativa, lui mi ha mostrato il rosario che aveva in tasca: è la prova che non lo usa solo in tv, ma lo tiene sempre con se perché ci crede – assicura – È l’unico politico che può risolvere i problemi dell’Italia. Gli ideali della sinistra sono solo manipolazioni dialettiche orchestrate da poteri forti”.

“Prima di essere qui – assicura la signora – abbiamo chiesto il permesso a Salvini, non ci saremmo mai permessi di essere qui senza il suo consenso”.

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